È stato il silenzio commosso di centinaia di persone a dare l’ultimo addio oggi pomeriggio a Dante Mercanti, il 14enne morto tragicamente martedì 31 ottobre in un incidente agricolo mentre aiutava il padre.
Un paese intero, Caronno Varesino, è convogliato nella chiesa di San Vincenzo Martire, a pochi passi dal municipio, per stringersi ai famigliari del giovane, avvolti da un dolore non quantificabile, disumano, contro natura, come tutti quelli generati da un’anima che vola via da questa terra con l’intera esistenza ancora davanti.
C’è il lutto cittadino, le vie di Caronno sono deserte, l’edificio sacro si riempie già più di mezz’ora prima l’inizio delle esequie, tanto che una corona di folla si assiepa anche ai piedi della scalinata che reca all’entrata, sulla quale è posto lo striscione “ciao Dante”, corredato dalle firme di amici e compagni di scuola.
Sono tante le giovani vite - molte con una rosa bianca in mano - giunte per piangere una vita come la loro, ancora più smarrite degli adulti da un destino che ha agito senza perché e se l’è portata via. Dante è in quella bellissima foto - sorridente, con un cucciolo di cane tra le sue braccia - di fianco all’altare, un dipinto di innocenza ancora fanciullesca che oggi, qui e ora, fa malissimo ricordare.
Dopo le letture, il vangelo di Marco, l’omelia di don Franco Saporiti e il consumarsi di ogni rito, il silenzio ritorna all’uscita del feretro, ed è talmente condiviso da tutti i presenti da significare perfettamente lo strazio intimo del momento. Si scioglie solo poco dopo, con l’applauso che accompagna il volo in cielo dei palloncini, partiti direttamente dalla mani di mamma Stefania.
Il resto sono lacrime e carezze, donate al legno lucido di una bara bianca. E l’unica consolazione possibile è attaccarsi alla parole di don Saporiti, sperando che siano vere: «Ci ritroveremo un giorno con chi abbiamo amato».