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Cronaca | 27 novembre 2023, 15:48

L’esperienza nel carcere di San Vittore raccontata da un giovane del Magentino: “Luogo terribile, dove emerge anche tanta umanità”

Una casa circondariale dove l'ottanta per cento dei detenuti è di origine nordafricana e dove si trasmettono le regole della criminalità. Ma dove si possono imparare anche tante cose belle

L’esperienza nel carcere di San Vittore raccontata da un giovane del Magentino: “Luogo terribile, dove emerge anche tanta umanità”

Sette mesi e mezzo a San Vittore. Lui è un ragazzo del territorio del magentino, che vuole rimanere anonimo e desidera raccontare la sua esperienza nel carcere milanese. Oggi è ai domiciliari. Venne arrestato il 15 novembre dello scorso anno. Di quel giorno i ricordi sono terribili e non potranno mai andarsene. “E’ venuto a prendermi il comandante dei Carabinieri di Magenta, maresciallo Massimo Simone. Sono stato portato dapprima ad Abbiategrasso per le formalità di rito, impronte, foto, altezza per poi tornare a Magenta. Mi dicono che mi dovevano mettere le manette, era la procedura”. Arriva a San Vittore e l’impatto è devastante. Viene messo in una cella di quattro metri per tre con 5 nordafricani.

“Non c’era dialogo tra di noi. Ricordo che i Carabinieri mi avevano regalato del tabacco e gli altri detenuti me lo hanno rubato tutto”. Cominciano i colloqui con gli educatori e per il magentino si rivelano una fortuna. Ha esperienza a contatto con la gente e viene visto di buon occhio. “Comincio ad entrare in una commissione – racconta – Mi piaceva, mi era stato affidato l’incarico nell’ambito del Cineforum. Insieme al bibliotecario era stata creata una lista di film e io selezionavo i detenuti che potevano assistere alle proiezioni”. Il giovane ha trascorso il Natale e la Pasqua a San Vittore. Un carcere dove si tengono corsi di italiano per stranieri, corsi di inglese, si può persino ottenere il diploma da Oss.

Al di là di questi aspetti positivi, la casa circondariale di San Vittore è durissima per tutti. Una palestra di criminalità dove si trasmettono le tecniche per commettere una truffa o una rapina. I detenuti vengono sistemati nei vari raggi, ci sono le persone con problemi psichiatrici e i tantissimi che sono finiti dentro per spaccio. Sono quasi tutti marocchini o egiziani. L’ottanta per cento dei detenuti di San Vittore, forse di più, sono nordafricani.

“E poi abbiamo le nostre spese – continua – in un mese arrivavo a spendere 400 euro, mentre quello che facevo io era tutto volontariato”. Oggi il ragazzo sta continuando a scontare la sua pena ai domiciliari in una città diversa da Magenta. Ma se dovesse dire se è meglio scontarla a casa o in carcere, non ha dubbi: “Meglio in carcere. Lì se hai un mazzo di carte puoi trovare qualcuno che gioca con te. A casa sei da solo”.

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