La strage di Erba si riapre. L’1 marzo prossimo, a più di 17 anni dalla strage dell’11 dicembre 2006, si torna in aula, davanti ai giudici della seconda sezione della corte d’appello di Brescia, per decidere se prendere in considerazione le nuove prove contenute nelle tre diverse richieste (poi riunite) di revisione del processo per il quale sono stati condannati all’ergastolo in via definitiva i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi.
Nella richiesta del procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser modellata su quello della difesa degli imputati – rappresentata dai difensori Fabio Schembri, Nico D’Ascola, Patrizia Morello e Luisa Bordeaux – e sostenuta anche dai tutori dei coniugi Romano vi è un lungo elenco di prove la cui ammissibilità sarà il primo punto da affrontare nell’udienza di marzo. Come in qualunque processo le parti dovranno prendere posizione sull’ammissione delle nuove prove su cui la difesa punta per ribaltare un processo che ha retto per ben tre gradi di giudizio. A rappresentare l’accusa sarà un procuratore generale di Brescia, mentre le parti civili – ossia i familiari delle vittime della strage – dovranno decidere se ricostituirsi.