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FESTIVAL DI SANREMO | 22 gennaio 2024, 20:18

«Il Festival di Sanremo? L’orchestra che trasforma in realtà le mie note è un’emozione dirompente. E quel consiglio di Baudo…»

VIDEO - Da Gallarate all’Ariston, tra i grandi della musica italiana ci sarà ancora il maestro Luca Chiaravalli, quest’anno al fianco del duo Renga-Nek e di Loredana Bertè: «Lavoriamo insieme da tanti anni, naturale accompagnarli in questa nuova avventura. Ricordi speciali? Nel 2002, con Anna Tatangelo, centrai la prima delle mie tre vittorie: e ci fu lo zampino di Pippo!»

«Il Festival di Sanremo? L’orchestra che trasforma in realtà le mie note è un’emozione dirompente. E quel consiglio di Baudo…»

Con una carriera musicale che abbraccia decenni di successi e collaborazioni di prestigio, Luca Chiaravalli è pronto a fare il suo ritorno sul palco del Festival di Sanremo nel 2024. Già vincitore del prestigioso evento per tre volte - nel 2002 con Anna Tatangelo tra i Giovani ("Doppiamente fragili”), poi la doppietta nei Big con gli Stadio (2016, “Un giorno mi dirai”) e con Francesco Gabbani (2017, “Occidentali’s Karma” - il pluripremiato autore di Gallarate si appresta a regalare al pubblico un’altra esperienza musicale davvero speciale.

La sua storia d'amore con il Festival di Sanremo risale a diversi anni fa, ma è negli ultimi capitoli di questa lunga relazione che Chiaravalli ha scritto pagine musicali indimenticabili. Le sue partecipazioni passate hanno messo in luce la sua straordinaria abilità nel creare arrangiamenti musicali che vanno ben oltre il semplice accompagnamento. Ogni sua performance è stata un'opera d'arte, una fusione di talento e creatività che ha catturato l'attenzione e i cuori del pubblico italiano.

Collaboratore di alcuni tra i più grandi nomi della scena musicale italiana, Chiaravalli ha lasciato un'impronta indelebile grazie alla sua versatilità e alla capacità di spaziare tra generi musicali diversi: dal pop al rock, dalla musica leggera alla sperimentazione artistica, il maestro ha dimostrato di essere un virtuoso dei suoni, capace di adattarsi con maestria a ogni sfumatura musicale. La sua dedizione per la perfezione musicale è evidente in ogni nota, trasformando ogni esibizione in un'esperienza sensoriale unica. Chiaravalli non è semplicemente un musicista, ma un artista che, con la sua profonda comprensione della musica, riesce a creare connessioni emotive con il pubblico.

Abbiamo incontrato il maestro a pochi giorni dall’inizio di questa nuova avventura sanremese per farci raccontare emozioni e aspettative. 

Pezzi molto veloci, poche ballate, tema centrale l’amore, assenti le tematiche sociali. Il maestro Luca Chiaravalli sarà in gara con due brani diametralmente opposti: “Pazzo di te” del duo Renga-Nek, e “Pazza” di Loredana Bertè. Come è nata la collaborazione con questi artisti?
Con Renga lavoro da vent’anni come autore: ho scritto con lui molte sue canzoni e anche dei singoli significativi ma questo è il nostro primo Sanremo insieme; con Nek abbiamo iniziato a collaborare nel 2014 e abbiamo fatto insieme Sanremo 2015 con “Fatti avanti amore” e la rivisitazione di “Se telefonando” che ci ha premiato la serata delle cover e dopo in radio. Ora che si sono riuniti non potevo non essere al loro fianco in questa nuova avventura. Con la Bertè ci lavoro da cinque anni e questa canzone è stata scritta apposta per lei da me, Andrea Bonomo e Andrea Pugliese. Così è venuto naturale affiancarla a Sanremo anche come arrangiatore e direttore d’orchestra. 

Parliamo di Amadeus: che rapporto avete?
È una persona che stimo molto, sia professionalmente che umanamente. Ci siamo confrontati a fondo nel 2020 per le questioni musicali legate alla partecipazione di Piero Pelù e sono contento di rivederlo. 

Autotune: un argomento molto dibattuto. Quanto sta influenzando la performance degli artisti in live?
L’autotune è semplicemente un tool per intonare le voci: in studio si usa da decenni e live viene usato per lo stesso motivo. Se usato con raziocinio non toglie l’emozione che può suscitare una voce dal vivo. Se si usa in modo esagerato produce un tipico effetto che determina un genere musicale: viene spesso usato in questo modo dalla scena urban. Diventa semplicemente un effetto come può esserlo un vocoder o un Chorus sulle chitarre. Per rispondere alla domanda, l’autotune influenza di sicuro la performance, nel senso che la rende più intonata; poi, però, l’emozione la deve trasmettere il cantante. 

Quali sono le ultime tendenze del mercato musicale italiano? 
È un periodo storico dove tutto cambia molto e in fretta. La musica urban sicuramente ha un hype maggiore, su Spotify ad esempio, essendo questa una piattaforma fruita principalmente dai giovanissimi. In radio c’è più varietà e si possono sentire anche canzoni pop. Gli anni 80 sono stati riscoperti da questa nuova generazione e in radio ultimamente si sentono molte hit in quello stile. 

Con quale artista ti piacerebbe lavorare in futuro, magari accompagnandolo all’edizione 2025 del Festival di Sanremo?
Tantissimi, è difficile fare una scelta. Sicuramente posso dire che Jovanotti e Salmo mi sono sempre piaciuti molto: li vedrei bene anche sul palco dell’Ariston insieme. Due grandi artisti di cui apprezzo molto anche la scrittura. 

Ci racconta un aneddoto delle edizioni passate che le è rimasto particolarmente nel cuore?
Sanremo mi ha dato tantissime gioie: tre vittorie, di cui due consecutive, numerosi premi come quello per la miglior cover con “Se telefonando” e miglior musica (premio Bardotti). Un aneddoto che mi è rimasto impresso è avvenuto durante il mio primo Sanremo, che ho vinto con Anna Tatangelo nel 2002: Pippo Baudo durante le prove mi chiese gentilmente di cambiare il finale del brano, perché secondo lui non sarebbe scattato l’applauso. Ovviamente ho ascoltato il suo prezioso consiglio e, forse anche per il nuovo finale, abbiamo vinto. Grazie Pippo! 

Quali sono i prossimi step prima dell’inizio del festival?
Le prove con l’orchestra, dove finalmente senti materializzarsi le note dell’arrangiamento che hai scritto sul pentagramma: è un’emozione dirompente. Far suonare un’orchestra è creare materia dall’immaginazione… Le note che hai scritto su carta prendono vita dal pentagramma: è come se un quadro prendesse vita. L’orchestra dà vita alle tue idee e diventa tua complice per creare della buona musica. È sempre un’esperienza incredibile e galvanizzante.

 

Alice Mometti - Varesenoi.it

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