«Ci aspettiamo che giustizia sia fatta. Giulia si era convinta di vivere la sua vita da sola e con il bambino, con il supporto della famiglia. Era una donna in carriera, molto sensibile e molto fiera dei suoi sforzi e dei suoi sacrifici». Chiara Tramontano, sorella della 29enne uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello, padre del piccolo Thiago, mai nato, ricorda così Giulia uccisa con 37 coltellato lo scorso maggio a Senago, nel Milanese.
«I figli si crescono in due e per lei era una sconfitta sapere che al suo sarebbe mancato il padre. Lei era una persona che nei rapporti dava il 100% e nel dare così tanto, a volte, dimenticava di proteggere se stessa» prosegue Giulia.
Chiara Tramontano, dal banco dei testimoni, restituisce un rapporto fatto di «contrasti» e confidenze tra sorelle e di una relazione tra Giulia e Impagnatiello con alti e bassi nata a fine del 2021 e trasformata in convivenza già sei mesi dopo. Parla di "attriti" per gli orari di lavoro dell'ex barman, ma anche della scoperta «di un presunto tradimento dell’imputato scoperto due mesi prima della gravidanza (fine ottobre 2022, ndr)» grazie al tracker delle cuffiette dello smartphone di lui. Tradimento inizialmente negato, trasformato nella bugia di un regalo, ma che porta la 29enne a convincersi ad abortire.
Un progetto che sfuma, per i tempi stretti della legge, ma anche per il dietrofront di Impagnatiello che, in extremis, sembra accettare la gravidanza non programmata. Una gravidanza che Giulia comunica da sola alla famiglia, insieme al sospetto tradimento dell'imputato. Quel pacco con un ciuccio preparato, a fine dicembre, per dare la notizia a suo papà Franco dell'arrivo del piccolo Thiago «non è mai stato aperto».
In Aula per il processo ha parlato anche una vicina di casa della coppia. «Lunedì pomeriggio sulla scala dell'ultimo piano e davanti al box c'era della fuliggine come se fosse stato bruciato qualcosa. Il suo box era aperto e ho sentito puzza di bruciato, ma ho pensato fosse colpa di un neon. Il giorno dopo, martedì pomeriggio 30 maggio del 2023, sono andata a prendere la valigia in cantina e ho notato davanti alla mia porta un carrello per portare i pacchi» racconta la donna nella sua testimonianza.
Un delitto avvenuto all'interno dell'abitazione della coppia dove l'ex barman ha anche tentato di dar fuoco al corpo della compagna incinta, prima di trascinarlo nel garage e poi nel box servendosi di un carrellino, trovato con evidenti tracce di sangue della vittima. «Martedì pomeriggio (tre giorni dopo l'omicidio, ndr) ho incontrato Impagnatiello e gli ho detto "ho saputo quello che è successo, mi dispiace" lui mi ha detto che aveva lasciato Giulia domenica mattina a casa che dormiva e che non rispondeva più al telefono. Si è messo a piangere mentre lo raccontava e ha pianto ancora mentre ci siamo salutati e gli ho detto "vedrai che si risolverà tutto"».
Parole pronunciate quando Giulia era già morta, ma il suo corpo era ben nascosto. L'imputato ha sentito le tre testimonianze di oggi con la testa bassa, il processo che lo vede accusato di omicidio aggravato e occultamento di cadavere riprenderà il prossimo 4 aprile quando quattro, tra medici e professori, saranno chiamati ad affrontare i dettagli dell'autopsia e della perizia tossicologica.
Si torna in aula il 4 aprile con altri quattro testimoni.