Si inaugura giovedì 28 marzo la mostra di Cannaò sulla Passione, una mostra fortemente voluta dall’Assessorato alle Attività Culturali del Comune di Vigevano nella magnifica cornice delle Scuderie del Palazzo Ducale.
Un’esposizione, questa allestita da Cannaò, che raccoglie ben 53 opere realizzate a partire dall’estate 2008 su un tema che ha coinvolto artisti, credenti e non, di ogni epoca. Oltre alle 14 opere relative alle originarie 14 stazioni della “Via Crucis”, la mostra ospita le grandi opere “Morte di un messia viaggiatore” e il grande trittico “Per sempre lì”, diversi studi e disegni preparatori e le 14 linoleografie della Via Crucis.
Cannaò, da artista, viene risucchiato dalla tragedia di un uomo che - ieri come oggi - viene crocifisso per le sue idee, per la sua coerenza, per la sua passione. Soprattutto la passione è l’elemento che ha coinvolto Cannaò in questo che è un tema assoluto nell’arte. La passione e con essa il coraggio di mettersi in gioco e di affrontare il proprio destino. Consapevole che il destino di ogni povero cristo sia quello di essere crocifisso.
Compagno di viaggio di questo percorso costruito da Cannaò è il poeta Simone Martini Cattaneo che accompagna le opere esposte con i suoi versi, alcuni editi, altri di prossima pubblicazione, altri ancora inediti. A dimostrazione di quanto forte sia il legame creato da un sodalizio artistico che dura ormai da anni tra due sensibilità comuni di fronte alla sofferenza.
La mostra resterà aperta al Castello di Vigevano fino al 21 aprile 2024.
da “Storia di un povero cristo” di Angela Manganaro (narratrice d’arte) - estratto dal catalogo Passione 2024:
[…] Così il Cristo di Cannaò da Dio si mostra uomo attraversando tutti i gironi dell’inferno in terra, impastando il suo sangue con l’umanità, calpestando orme già scavate e scavandone altre un po’ più profonde sotto il peso di una conoscenza marchiata a fuoco.
[…] L’uomo-simbolo del riscatto possibile affronta il suo calvario lottando contro la velleità reiterata dell’uomo di confondersi con l’essenza divina. Ma il figlio di Dio ha un trono da occupare, deve riprendere possesso del suo status primigenio. Prima però dovrà affrontare il rito di iniziazione che ne farà un dio nuovo. Migliore. Ammesso che un dio possa migliorarsi. Comunque, alla fine del suo cammino, sarà inevitabilmente cambiato, indelebilmente “corrotto” dal rapporto con gli altri. Altri speculari, ovviamente, poiché dio vestito da uomo dovrà rapportarsi con altri uomini e difendersi da essi. E perirà di essi.
Il Cristo di Cannaò è vicino al Cristo di Saramago molto più di quello che egli stesso voglia ammettere, almeno nel suo essere estraneo al suo padre terreno. Certo li distanzia il colore di fondo che come una colonna sonora avvolge i due percorsi: le terre in tutte le sue gradazioni fanno da sfondo al viaggio in Cirenaica del Nazareno di Saramago mentre il Cristo di Cannaò è immerso nel blu notte, nel grigio payne, nel ceruleo, nel cobalto, nel blu oltremare. Tutti i blu profondi della tavolozza mischiati tra loro fino a diventare una particolare gradazione di nero che - come sosteneva Savinio - serve a creare una zona nobile di reverenza e decoro in cui “chiudere le immagini della nostra religione”. […]
Direttore e ideatore del Museo del Fango dall’ottobre del 2009, Michele Cannaò è un artista che da sempre si misura non solo col fare arte – da quasi quarant’anni – ma anche con l’organizzazione dell’arte, con la creazione e la direzione di eventi d’arte e di cultura tra Messina, Milano e il Castello di Montesegale, dove da anni ha il suo studio. A partire dalla creazione della Compagnia teatrale La Credenza (1987), alle due edizioni di Infesta (Milano 1988 e 1989), per passare alle nottate d’arte allo Studio la Credenza (Milano, 1991-1995), al Festival “Fiumi d’inchiostro” (Milano, 1988), alle cinque edizioni di Kaló Neró, il festival di teatro, musica, arte, danza e editoria creato e diretto nella provincia di Messina (Scaletta Zanclea, San Placido Calonerò e Santa Teresa 1996/2000). Dal 2007 al 2013 ha fatto parte del Consiglio di Amministrazione del Museo della Permanente di Milano.
Simone Cattaneo Martini (Gallarate, 1981) insegna Cultura spagnola e Lingua e letteratura catalana presso l’Università degli Studi di Milano. Traduce dal castigliano e dal catalano. Ha pubblicato il romanzo noir I tuoi capelli fermi come il lago (Robin, 2018) e la raccolta di poesie I segni della violenza (Lietocolle, 2018).
Info: 3887980108
Per maggiori approfondimenti: www.cannao.net
Video https://youtu.be/kYQ_Y6gw6qo