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Cronaca | 13 novembre 2024, 10:50

"Il mio amico orso M29. Ha visto l’uomo una volta in Val d'Ossola e diffidente, se ne è andato. Per me è un mito"

Il giornalista e scrittore Paolo Crosa Lenz sull'animale avvistato nelle scorse settimane in Ossola: «Mi affascina l’idea di un orso che vaga per i nostri monti, invisibile e schivo, ma presente. Quasi uno "spirito della natura". Non ha fatto danni, se non ad alcune arnie perché è ghiotto di miele»

"Il mio amico orso M29. Ha visto l’uomo una volta in Val d'Ossola e diffidente, se ne è andato. Per me è un mito"

Si torna a parlare di M29, l’orso avvistato nelle scorse settimane in Ossola, che ha creato non poche preoccupazioni ai cittadini e soprattutto agli allevatori del territorio. Non è però dello stesso avviso Paolo Crosa Lenz, giornalista e scrittore. Quest’ultimo, sulla sua pubblicazione periodica “Lepontica”, ha indirizzato proprio all’orso un articolo, dal titolo “Il mio amico M29”.

Queste le parole di Crosa Lenz:

«M29 è un orso (M sta per maschio e 29 è il numero che gli è stato assegnato per monitorare i suoi spostamenti). Una volta c’erano gli orsi sulle Alpi (i documenti raccontano delle “grida” che premiavano chi li uccideva). Nell’Ottocento sono scomparsi, uccisi gli ultimi sopravvissuti. Giovanni Belli, acuto indagatore ottocentesco di “storie” di Valle Anzasca, tenne una dotta relazione all’Adunanza del Club Alpino Italiano, sede di Domodossola, il 20 agosto 1872 in Macugnaga. In essa si legge: "In quanto a fiere propriamente dette aggiungerò non esservene abitualmente in Macugnaga né in Valle Anzasca, ma che una lince fu uccisa al Morghen ed altra presso Anzino pochi anni or sono; che nel 1815 si uccise un orso nel territorio sopra Anzino da Filippo Cassietti, ed altro nel 1828 da Giuseppe Delgrosso nel territorio di Calasca, e che dicesi pure veduto in Macugnaga qualche lupo, ma attualmente si può assicurare che il territorio di Macugnaga e della Valle è libero da tali fiere".

Oggi l’orso è tornato in Val d’Ossola. Uno solo. M29 è presente da quattro anni, proveniente dal Vallese in Svizzera dopo una lunga migrazione dalle Alpi orientali. In questi anni, è stato avvistato solo una volta. Ha visto l’uomo e, diffidente, se ne è andato. Per me è un mito! Pensate: un orso non è un topolino, è grande e grosso, gira per le nostre valli e nessuno lo vede, lascia saltuariamente escrementi e impronte. Non ha fatto danni, se non ad alcune arnie perché è ghiotto di miele. Mi affascina l’idea di un orso che vaga per i nostri monti, invisibile e schivo, ma presente. Quasi uno “spirito della natura” che ci dice che non siamo soli (e soprattutto non siamo padroni!) sui nostri monti».

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