Cronaca - 28 novembre 2024, 19:51

Caso Vigevano, le accuse della Procura ai sette indagati. Ma non dimentichiamo il principio di innocenza

Il Procuratore di Pavia è Fabio Napoleone, già in forza a Milano

Emerge progressivamente, col passare delle ore, il quadro dell’inchiesta che ha sconquassato il Comune di Vigevano. Al momento sono cinque gli arrestati, tutti con l’accusa di reati contro la Pubblica amministrazione: insieme al sindaco leghista di Vigevano Andrea Ceffa, 51 anni, della Lega, al secondo mandato, sono ai domiciliari la consigliera comunale Roberta Giacometti, 43 anni, unica eletta della civica di centrodestra Vigevano Riparte, l’amministratore unico della partecipata Asm, Veronica Passarella, 52anni, il direttore amministrativo della stessa società Alessandro Gabbi, 53 anni e l’amministratore di una società del gruppo Asm, Vigevano distribuzione gas, Matteo Ciceri, 49 anni.

Al momento risultano indagati a piede libero e destinatari di perquisizioni l’ex europarlamentare della Lega Angelo Ciocca, 49 anni, e l’imprenditore edile Alberto Righini, 51 anni, amministratore unico della Vicos di Vigevano ed ex presidente provinciale e vicepresidente regionale di Ance, l’associazione dei costruttori.

L’indagine dei carabinieri, per come è stata sintetizzata dalla Procura di Pavia, si sviluppa su due filoni distinti e paralleli. Il primo è direttamente legato al tentativo, attuato il 30 novembre 2022, di rovesciare l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Andrea Ceffa raccogliendo davanti a un notaio e poi protocollando le dimissioni di 13 consiglieri su 25: tutta la minoranza e quattro della maggioranza (Riccardo Capelli, Silvia Montagnana, Giulio Onori e Rimma Garifullina). Tuttavia al momento del deposito degli atti all’ufficio protocollo a mezzo di alcuni delegati una delle 13 lettere di dimissione sparì, mentre chi l’aveva firmata, Capelli, nelle ore precedenti aveva manifestato la volontà di revocarla. Una vicenda che ha portato a ricorsi alla giustizia amministrativa, respinti, e anche a un’indagine della Procura, finora rimasta senza sbocchi.

In questo quadro, secondo quando rende noto la Procura, gli indagati Ciocca e Righini avrebbero avvicinato “almeno uno dei consiglieri comunali con la promessa di ricevere la somma di euro 15 mila euro se avesse partecipato alle “dimissioni di massa””. Quel tentativo di corruzione non sarebbe però andato a buon fine. Più o meno parallelamente il sindaco Ceffa avrebbe agito “per assicurarsi il sostegno politico di un’altra consigliera comunale”, cioé Giacometti, avvocato, che aveva maturato malcontento essendo rimasta esclusa da tutti gli incarichi sia nella giunta sia nelle partecipate e che evidentemente si temeva potesse passare con l’opposizione diventando il 13/mo dimissionario che era venuto a mancare.

A questo fine, riferisce la Procura, il sindaco “le avrebbe procurato, tramite un prestanome, una consulenza presso Asm Vigevano, di cui la municipalizzata non aveva alcuna effettiva necessità, al solo fine di assicurare un illecito vantaggio economico alla donna”. Qui entrano in gioco le responsabilità addebitate ai dirigenti della partecipata che “pur nella piena consapevolezza della assoluta inutilità della prestazione, avrebbero a vario titolo collaborato per conferire alla consigliera comunale, per il tramite di un prestanome, il prezzo della corruzione (una consulenza legale)”. Il procuratore capo di Pavia Fabio Napoleone infine rende noto che “le indagini risultano ancora in corso e continueranno nelle prossime settimane con ulteriori attività istruttorie”.

Ancora una volta, come questo giornale ripete sempre, vale per Andrea Ceffa e tutti gli indagati il principio di rango costituzionale della non colpevolezza. L’articolo 27, comma 2, afferma che l’imputato non è considerato colpevole fino alla condanna definitiva. Nei Trattati internazionali e nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (art. 11) e la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (art. 6) viene sancito questo principio, sottolineando l’importanza della presunzione di innocenza a livello globale. Nonostante la sua importanza, la presunzione di innocenza può essere messa a rischio dalla pressione mediatica, da pregiudizi sociali e da pratiche giudiziarie inappropriate. È fondamentale che gli operatori del diritto e la società civile ne comprendano e rispettino il valore per garantire un sistema di giustizia equo e imparziale. Ma noi lo ribadiamo, ancora una volta.

 

da TicinoNotizie.it