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Attualità | 02 dicembre 2024, 11:13

Scarpe Rosse, quando il design diventa un simbolo

Scarpe Rosse, quando il design diventa un simbolo

L’idea di questa mostra nasce da Kore nel 2021 con l’intento di promuovere una sensibilizzazione su tutto il nostro territorio che non si fermasse solo al 25 novembre, giornata internazionale dedicata all’eliminazione della violenza sulle donne, ma che continuasse lungo tutto lo scorrere dell’anno ossia “365 giorni l’anno per dire no alla violenza” questo il titolo del progetto al cui centro sta la mostra Scarpe Rosse.

Esse sono diventate simbolo della lotta contro questo inarrestabile fenomeno da quando nel 2009 l’artista messicana Elina Chauvet diede vita all’installazione “Zapatos Rojos” con 33 scarpe rosse associate ad altrettanti nomi di donne vittime di violenza.

Ma noi siamo anche figlie di un’arte e di una cultura calzaturiera che ha configurato socialmente la nostra città, Vigevano, sin dagli inizi del ‘900, così abbiamo pensato di coinvolgere le aziende calzaturiere del nostro distretto in questa sensibilizzazione e partecipazione che poi si è subito allargata ad altre città. La creazione di calzature rosse, uniche, che esprimono attraverso un nome di donna le tante storie di difficoltà, ma anche di speranza vissute da quante subiscono violenza e da tanti minori.

La risposta è stata immediata ed entusiasta, infatti, le aziende coinvolte hanno realizzato splendide calzature fatte con le mani e con il cuore che sono state esposte per la prima volta a novembre del 2021 nel Museo Internazionale della Calzatura di Vigevano.

Ma la Mostra non si è fermata qui: anzi, da qui si è messa in cammino diventando itinerante e iniziando un viaggio in varie località italiane: Parabiago (MI), Busto Arsizio (VA), Fermo e Porto Sant’Elpidio (FM) fino a giungere a marzo di quest’anno a Strasburgo presso l’Europarlamento dove è stata inaugurata dalla Presidente Roberta Metsola.

L’elemento sorprendente e che ci incoraggia molto come operatrici di un Centro antiviolenza è vedere che questa Mostra, si amplia sempre più perché si aggiungono nuove calzature (da 29 sono diventate 40) e si allarga la Rete di sensibilizzazione, comunicazione e imprenditorialità non solo a sostegno delle donne che subiscono violenza ma diventando un vero e proprio simbolo concreto di azione. Occorre, infatti, comunicare che non basta la risoluzione di un’emergenza o una sola giornata di celebrazione a risolvere questa terribile realtà ma che diventa fondamentale occuparsi di chi subisce violenza e maltrattamenti ogni giorno dell’anno, esattamente come fanno i Centri antiviolenza e le operatrici che sono sempre disponibili ad ascoltare, accogliere e proteggere donne e minori. Occorre un radicale cambiamento dell’opinione pubblica che faccia sempre più comprendere che oggi ci nutriamo ancora di stereotipi atavici e che questo è un fenomeno che può interessare compagne, amiche, sorelle, anzi, molte volte è più vicino di quanto si possa immaginare.

Le nostre scarpe rosse si sono messe in cammino: questa non sarà una sfilata ma una vera e propria marcia, fino a che il numero dei femminicidi in Italia e nel mondo arriverà a zero.

Le nostre scarpe parlano perché raccontano una storia che magari avete letto sui giornali. Giulia, rapita e uccisa dal suo ex fidanzato nel novembre del 2023; Saman, il cui corpo è stato trovato in un campo mesi dopo la scomparsa, uccisa dai maschi della sua famiglia perché si era opposta ad un matrimonio combinato.

Vogliamo farci vedere ovunque: nelle scuole, nelle Università, nei palazzi del potere e nei musei, nelle aziende e nelle piazze, in teatri e spazi culturali.

Le nostre scarpe parlano di omicidi, di violenza sulle donne fatta di occhi lividi, ossa rotte e referti del pronto soccorso, fughe nella notte con i bambini in braccio ma anche di ferite invisibili: è la violenza economica, che costringe le mamme a restare in casa perché non saprebbero come mantenere i figli. È la violenza sessuale e le molestie in fabbriche o uffici, che costringe le lavoratrici a restare perché senza lo stipendio non si vive. E’ la violenza psicologica che annulla la persona e la isola dal resto del mondo. Ma vogliono anche parlare di sensibilizzazione e prevenzione: dare la giusta consapevolezza alle donne (soprattutto le più giovani) e spunti di analisi affettiva ed emotiva agli uomini.

Cit. Nicla Spezzati “Le scarpe stesse ci indicano il movimento e ci pare molto importante non fermarci e camminare insieme nella diffusione dei valori fondamentali dell’umano, accompagnate da scarpe stupende che raccontano bellezza, arte e solidarietà. Sono scarpe vive che parlano, esprimono il cammino stesso della vita con le sue luci e le sue ombre, con le sue fatiche, ma anche con le sue rinascite. Siamo grate a tutti i calzaturieri che hanno accolto questo nostro invito e siamo certe che altri lo accoglieranno per procedere insieme, in modo da diventare un’unica grande voce europea che non si ferma a riflettere sul tema della violenza solo nella giornata internazionale del 25 novembre, ma crescendo, testimonia che si può dare corpo a tante iniziative, tante azioni concrete che uniscono i valori essenziali dell’umano: il rispetto della persona, la differenza come una ricchezza e non un limite, il lavoro come corresponsabilità per il bene comune, la tutela dell’ambiente come apertura al futuro. Questa Mostra ci fa toccare con mano che si può fare, che a partire dall’obiettivo di abbattere una tragica realtà come la violenza, unendo cuore, mente e volontà, si aprono nuovi orizzonti, possiamo camminare verso una rinascita possibile di vita nuova per le donne e per tutti noi.

Cit. Alessandra Kustermann Presidente SVS Donna Aiuta Donna “Una lunga storia di solidarietà, che si è rafforzata negli anni tra i nostri due Centri Antiviolenza, ha consentito che anche per questa mostra lavorassimo insieme per trasmettere un messaggio univoco: l’indifferenza non è più tollerabile. Troppe donne vengono ancora uccise da partner, ex partner, familiari. Non basta modificare e migliorare le leggi per contrastare la violenza di genere, come non basta aumentare le pene per gli autori di femminicidio. La prevenzione di questi gravi reati è indispensabile e necessita di un profondo cambiamento culturale che riguarda tutte e tutti. Solo l’impegno congiunto di moltissime donne e uomini può consentire l’accelerazione necessaria. Affinché nessuna donna venga più uccisa, violentata, molestata, umiliata, ricattata bisogna partire da sé e diffondere la consapevolezza che le modalità patriarcali ancora inficiano le relazioni affettive. Il rispetto degli altri, l’accettazione delle differenze, la gentilezza, l’empatia si apprendono nella prima infanzia. Gli stereotipi di genere si combattono solo conoscendoli e contrastandoli. La famiglia, la scuola, i media, la magistratura e le Forze dell’Ordine hanno un ruolo nel produrre il cambiamento necessario, ma non da soli.

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