Capodanno è dietro l’angolo e tanti si metteranno in viaggio per trascorrere l’ultimo giorno del 2024 in case di montagna o di campagna, abitazioni delle vacanze magari chiuse da mesi. Complice un caminetto acceso con un tiraggio insufficiente per scarsa manutenzione, vecchie stufe o caldaie malfunzionanti, il rischio è che si insinui un ospite invisibile e pericoloso: il monossido di carbonio.
“Tutti gli anni la fase invernale è ovviamente il momento clou delle segnalazioni di intossicazioni legate a quello che viene definito un ‘killer silenzioso'”, sottolinea all’Adnkronos Salute Carlo Locatelli, direttore del Centro antiveleni e tossicologico Maugeri (Pavia), una struttura di riferimento a livello nazionale. Silenzioso perché “è un gas inodore, incolore, insapore” che, come si spiega anche in un focus disponibile sul portale del centro, origina da processi di combustione incompleta che si possono verificare in caso di impianti di riscaldamento malfunzionanti, canne fumarie ostruite, utilizzo improprio di bracieri (per esempio in ambiente confinato o poco areato).
L’ultimo caso salito alla ribalta delle cronache si è verificato vicino Udine, a Forni di Sopra, proprio in questi giorni: intossicazione per un’intera famiglia che stava trascorrendo le feste in un’abitazione utilizzata come casa di vacanza per brevi periodi, con un bilancio pesante (una donna di 66 anni morta, il marito e la figlia in gravissime condizioni). “Un dato verosimile, da stime scientifiche, è che in Italia si verifichino alcune migliaia di casi all’anno, ma non abbiamo dati precisi, certi e completi”, riferisce Locatelli, sia per quanto riguarda i trattamenti nelle camere iperbariche, sia gli accessi in pronto soccorso. Uno dei motivi è anche la difficoltà di riconoscere e classificare subito come tale l’intossicazione. “Non a caso, il monossido di carbonio è chiamato anche il ‘grande imitatore’ perché i sintomi che dà ‘mimano’ altre condizioni, dalle gastroenteriti a una profonda stanchezza”, osserva Locatelli. E questo fa sì che vengano anche sottovalutati. Sono sintomi aspecifici “che possono sembrare banali”: cefalea, nausea, vomito, dolori addominali, dolore toracico, ma ci sono anche segni più gravi come svenimento, convulsioni, secondo quanto elencato nella scheda sul sito web del centro antiveleni.
“Questi episodi di intossicazione si verificano tipicamente quando si accendono i riscaldamenti”, illustra l’esperto. Il pericolo monossido colpisce “in varie zone in modo diverso, ovviamente in particolare dove fa più freddo, quindi con una prevalenza nel Nord del Paese, ma non solo. Persino nelle zone insulari e al Sud non è raro che ci siano episodi simili, magari in abitazioni singole, indipendenti, con impianti non centralizzati che si usano poco; capita dove si usano bracieri o stufe vecchie e ferme da tempo. E’ un problema ubiquitario e nei periodi di vacanze natalizie non è infrequente”, illustra Locatelli, che invita alla prudenza e alla prevenzione: “Per mettersi tempestivamente in allarme, basta davvero un rilevatore di monossido di carbonio, uno strumento di basso costo ed elevatissima utilità, salvavita”.