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Cultura-Eventi | 31 dicembre 2024, 11:26

Max Pezzali: "Se Mauro fosse rimasto..."

Intervista a Vanity Fair

Max Pezzali: "Se Mauro fosse rimasto..."

Ho l’energia di quando avevo 25 anni. L’unica cosa che mi fa veramente paura dell’invecchiare è la percezione del tempo: ora passa tutto alla svelta, mentre l’inferno del liceo, per esempio, mi è sembrato interminabile”. Lo ha detto Max Pezzali che si è raccontato in una lunga intervista a Vanity Fair.”Crisi di mezza età? Ne ho avute diverse, la prima a 30 anni – afferma Pezzali – mi sono portato avanti.

Ma non ho mai comprato una Porsche”. E riguardo le moto, che invece ha sempre avuto, aggiunge: “È il mio modo per vivere un’eterna adolescenza. “Quanto mi preoccupa invecchiare? Non piace a nessuno. Al momento sento lo scollamento tra l’età percepita e l’età reale. Se accarezzo l’idea del ritiro? No – aggiunge – Arriverà quando mi renderò conto che non divertirò più gli altri, ma solo me stesso, e sarò patetico. Morire sul palco a 90 anni? No grazie”.

Sulla rottura con Claudio Cecchetto, Max Pezzali non lascia spazio a dubbi: “Io e Mauro ne abbiamo parlato ampiamente. Penso abbia capito che ci sono delle motivazioni profonde per cui è davvero difficile sedersi tutti e tre davanti a una birra – commenta riferendosi a una intervista di Repetto che aveva detto al Corriere: “Spero che un giorno Max e Claudio facciano pace. Prima di diventare tre vecchi in carrozzina mi piacerebbe bere una Tennent’s rossa tutti insieme” – Quando certi ingranaggi si bloccano così è perché ci sono delle ottime ragioni. Non a tutto si può applicare l’arte giapponese del kintsugi, del rimettere insieme i pezzi. Ma è giusto: si cresce anche con gli scontri, i conflitti, le rotture”.”Chi mi ha dato la lezione più importante? Loris Capirossi – prosegue l’artista – Quando sei in moto e c’è un ostacolo sulla carreggiata, non devi mai guardarlo perché altrimenti ci finisci contro, devi guardare la via di fuga. E questo vale per tutta la vita”.Nell’intervista al periodico Vanity Fair Pezzali parla anche di educazione affettiva e di come la stia affrontando con suo figlio, Hilo: “Gli ho spiegato che non esiste il possesso, che nessuno è di nessuno. Insisto molto sul fatto che non deve arrivare a pensare: “Non posso vivere senza quella persona”. Voglio tenerlo lontano dalle espressioni e dagli atteggiamenti assoluti. Per esempio, la formula del matrimonio “finché morte non ci separi” non ha più senso: non è un fallimento se non si sta insieme per sempre. Hanno cambiato il Padre nostro, potrebbero cambiare pure quella. Se rispondo alle domande sul sesso di Hilo? No, le glisso fingendo di non sentirle”, commenta.E ancora: “Chi si è occupato della mia educazione sentimentale? Nella mia famiglia c’era molto pudore. E poi, la priorità di due genitori, che hanno dovuto cambiare il corso del loro destino con il lavoro duro, era schivare l’abisso economico, non esprimere i sentimenti. Però, a modo loro mi hanno insegnato una sana leggerezza, a dare il giusto peso alle relazioni”. La storia di Max Pezzali e Mauro Repetto è diventata una serie Tv uscita ad ottobre. Anche di questo si è parlato nella lunga intervista che Pezzali ha rilasciato a Vanity Fair in cui confessa: “Quando ho visto gli episodi premontati ho pensato: tutto questo impegno, ma fregherà a qualcuno? Poi, mio figlio Hilo, 16 anni, che, sì, ha sentito qualche mio racconto però non ha mai avuto alcuna curiosità per il quadro d’insieme, si è appassionato. Mi chiedeva il link delle puntate successive, diceva: “Voglio sapere come va a finire” – e prosegue – Agli allenamenti dell’Inter, ad Appiano Gentile, Stefan de Vrij, difensore olandese, mi ha domandato: Dov’è Pavia? Ho guardato la serie e mi piacerebbe venire”. “La seconda stagione? Era già stata prevista in fase di scrittura. I risultati hanno trasformato la previsione in certezza”.

E sul segreto del suo successo, attraverso le diverse generazioni, spiega: “Non ho mai abbandonato la semplicità del racconto. E’ stata la mia cifra stilistica negli anni ’90: introduzione, svolgimento, conclusione. In pratica la struttura del tema delle medie”. E se Repetto non fosse mai partito per Miami o fosse tornato, che ne sarebbe stato degli 883? “Sono abbastanza sicuro che, a un certo punto, avremmo abbandonato la musica con tutti i rischi contrattuali del caso: comunque a Mauro andava stretto ballare e fare i cori. Avremmo trovato altro da costruire insieme”.

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