Vediamo nel dettaglio il resoconto con le pagelle e i nostri commenti sui brani in gara al Festival di Sanremo 2025.
Sanremo 2025, l’ascolto in anteprima e le pagelle dei brani in gara
Francesco Gabbani – Viva la vita
Francesco Gabbani torna in gara al Festival di Sanremo con un brano dalla chiara impostazione blues, che si avverte soprattutto nelle strofe. La produzione è vagamente retrò, ma godibile. Un brano che si può definire come un inno alla vita che esplode in un ritornello coinvolgente. Il cantautore carrarese non si snatura, ma propone un’evoluzione della sua essenza artistica.
Voto 7+
“Viva la vita così com’è
viva la vita questa vita che
è solo un attimo”
Clara – Febbre
Clara torna in gara a Sanremo con un brano che si può definire come una sorta di Diamanti Grezzi 2.0. Il pezzo si sviluppa con un’impronta più urban con riferimenti alla dancefloor. Costruzione un po’ prevedibile, ma interessante. La canzone ha tutte le caratteristiche per essere un tormentone post Festival, ma si poteva osare di più andando in una direzione differente. Interessanti gli incipit alla prima e alla seconda strofa in cui i synth dialogano con gli archi.
Voto 6-
“Ciò che provi è solo febbre
che sale e scende
che mi fa male male”
Willie Peyote – Grazie ma no Grazie
Musicalmente è un chiaro omaggio agli anni ’80 e ’90, con sfumature che ricordano un certo tipo di r’n’b. Testo ironico in cui si avverte la cifra stilistica dell’artista torinese. Interessante la citazione a Domani degli Articolo 31 e divertente l’omaggio ai Jalisse. Il “no o o o o” funzionerà. Willie Peyote non si snatura e sul palco… si divertirà e divertirà.
Voto 7
“Ma che storia triste, avevo aspettative basse
e sai già come finisce visto da dove si parte”
Noemi – Se t’innamori muori
Il brano inizia con la voce di Noemi accompagnata solo dal suono del pianoforte, a cui poi si uniscono gli archi e delle percussioni marcate, ma che non pregiudicano la dolcezza del pezzo. Si avvertono distintamente le peculiarità compositive di Mahmood, Blanco e Michelangelo, che ben si sposano con l’eleganza di Noemi. Un pezzo interessante, che forse a tratti risulta un po’ troppo classico, soprattutto nel finale.
Voto 7-
“Perchè è impossibile scordare quelle notti
con il sorriso e con le borse sotto gli occhi
la sensazione che se t’innamori muori”
Lucio Corsi – Volevo essere un duro
Per il suo esordio sanremese, Lucio Corsi propone un pezzo dalla chiara impronta cantautorale, in cui si avvertono le peculiarità del repertorio dell’artista toscano. Immagini vivide, a tratti oniriche e a volte più reali e concrete. Interessante il ritornello con un bel tappeto sonoro creato dagli archi, che crescerà nell’esibizione all’Ariston. Bella la sezione percussiva nel bridge che da il via a un finale in cui il cantautore ribadisce di essere… semplicemente se stesso.
Voto 7,5
“Vivere la vita è un gioco da ragazzi
me lo diceva mamma e io cadevo giù dagli alberi”
Rkomi – Il ritmo delle cose
Meno urban e più pop in un pezzo in cui l’artista parla di sé stesso e della reazione alla fine di una storia. La cassa dritta è il filo conduttore sonoro in un brano che musicalmente ha un guizzo soltanto nel ritornello e che non ottiene la sufficienza anche per il testo un po’ troppo ripetitivo.
Voto 5,5
“Il ritmo delle cose
il ritmo che ci muove
ci corre nella gola
e ci spezza le parole”
The Kolors – Tu con chi fai l’amore
La voce di Stash nei primi 50 secondi è accompagnata da un tappeto sonoro minimale, in cui avverte la volontà di dare risalto al testo. Dopo una quarantina di secondi inizia un pre ritornello che lancia un inciso ipnotico, ma molto prevedibile, con i soliti echi anni ’80. Dalla seconda strofa si ascolta più distintamente il suono del basso che guida un pezzo che ha tutte le caratteristiche per essere un tormentone, ma che non aggiunge nulla al percorso della band. Pezzo, quindi, interessante (con un testo senza guizzi), ma per i The Kolors è un’occasione mancata per mostrare sul palco un’evoluzione.
Voto 6
“Chi non è libero,
chi non ha il fisico
stasera non mi importa più”
Rocco Hunt – Milla vote ancora
Un pezzo che unisce le radici urban all’orecchiabilità del pop degli anni 2020. Rocco Hunt fa centro con una canzone in cui dimostra di non aver perso la sua impronta rap e la volontà di denunciare quello che non va. La lingua napoletana aggiunge valore a un pezzo con cui l’artista si trova perfettamente a proprio agio anche grazie a una contaminazione sonora dal chiaro sapore mediterraneo, con archi e mandolini che fungono da punti cardine.
Voto 7,5
“L’erba cresce in un campetto abbandonato
colpa dei telefoni non ci hanno più giocato”
Rose Villain – Fuorilegge
Rose Villain non si snatura e propone un brano in cui è riconoscibile quell’impronta che il pubblico ha imparato a conoscere in maniera distinta anche lo scorso anno a Sanremo. Il brano ha una costruzione armonica piuttosto classica, con un ritornello ipnotico che da il via a una seconda fase in cui archi, synth e percussioni creano un mood sonoro davvero interessante. Il bridge mette in risalto la voce di Rose accompagnata solo dal suono dei violini. Il finale con l’aggiunta di un battito di mani sarà uno dei momenti che il pubblico più apprezzerà.
Voto 7+
“Ma forse ho oltrepassato il limite di ore senza te
sento il tuo nome e inizia a piovere fuori e dentro me”
Brunori SAS – L’albero delle noci
Brunori SAS fa il suo esordio al Festival di Sanremo con un brano classico che si apre con un dialogo stretto tra la voce di Dario, la chitarra e il pianoforte. La poesia, l’ironia e le metafore del testo sono il valore aggiunto di una canzone in cui si avverte una sensazione di amore universale. Il ritornello è orecchiabile, di sicuro non così immediato, ma con un tappeto di archi che da un ulteriore valore. Il finale, pur nella sua semplicità, è da brividi.
Voto 7,5
“Vorrei cantarti l’amore, l’amore
il buio che arriva nel giorno che muore”
Vediamo nel dettaglio il resoconto con le pagelle e i nostri commenti sui brani in gara al Festival di Sanremo 2025.
Sanremo 2025, l’ascolto in anteprima e le pagelle dei brani in gara
Francesco Gabbani – Viva la vita
Francesco Gabbani torna in gara al Festival di Sanremo con un brano dalla chiara impostazione blues, che si avverte soprattutto nelle strofe. La produzione è vagamente retrò, ma godibile. Un brano che si può definire come un inno alla vita che esplode in un ritornello coinvolgente. Il cantautore carrarese non si snatura, ma propone un’evoluzione della sua essenza artistica.
Voto 7+
“Viva la vita così com’è
viva la vita questa vita che
è solo un attimo”
Clara – Febbre
Clara torna in gara a Sanremo con un brano che si può definire come una sorta di Diamanti Grezzi 2.0. Il pezzo si sviluppa con un’impronta più urban con riferimenti alla dancefloor. Costruzione un po’ prevedibile, ma interessante. La canzone ha tutte le caratteristiche per essere un tormentone post Festival, ma si poteva osare di più andando in una direzione differente. Interessanti gli incipit alla prima e alla seconda strofa in cui i synth dialogano con gli archi.
Voto 6-
“Ciò che provi è solo febbre
che sale e scende
che mi fa male male”
Willie Peyote – Grazie ma no Grazie
Musicalmente è un chiaro omaggio agli anni ’80 e ’90, con sfumature che ricordano un certo tipo di r’n’b. Testo ironico in cui si avverte la cifra stilistica dell’artista torinese. Interessante la citazione a Domani degli Articolo 31 e divertente l’omaggio ai Jalisse. Il “no o o o o” funzionerà. Willie Peyote non si snatura e sul palco… si divertirà e divertirà.
Voto 7
“Ma che storia triste, avevo aspettative basse
e sai già come finisce visto da dove si parte”
Noemi – Se t’innamori muori
Il brano inizia con la voce di Noemi accompagnata solo dal suono del pianoforte, a cui poi si uniscono gli archi e delle percussioni marcate, ma che non pregiudicano la dolcezza del pezzo. Si avvertono distintamente le peculiarità compositive di Mahmood, Blanco e Michelangelo, che ben si sposano con l’eleganza di Noemi. Un pezzo interessante, che forse a tratti risulta un po’ troppo classico, soprattutto nel finale.
Voto 7-
“Perchè è impossibile scordare quelle notti
con il sorriso e con le borse sotto gli occhi
la sensazione che se t’innamori muori”
Lucio Corsi – Volevo essere un duro
Per il suo esordio sanremese, Lucio Corsi propone un pezzo dalla chiara impronta cantautorale, in cui si avvertono le peculiarità del repertorio dell’artista toscano. Immagini vivide, a tratti oniriche e a volte più reali e concrete. Interessante il ritornello con un bel tappeto sonoro creato dagli archi, che crescerà nell’esibizione all’Ariston. Bella la sezione percussiva nel bridge che da il via a un finale in cui il cantautore ribadisce di essere… semplicemente se stesso.
Voto 7,5
“Vivere la vita è un gioco da ragazzi
me lo diceva mamma e io cadevo giù dagli alberi”
Rkomi – Il ritmo delle cose
Meno urban e più pop in un pezzo in cui l’artista parla di sé stesso e della reazione alla fine di una storia. La cassa dritta è il filo conduttore sonoro in un brano che musicalmente ha un guizzo soltanto nel ritornello e che non ottiene la sufficienza anche per il testo un po’ troppo ripetitivo.
Voto 5,5
“Il ritmo delle cose
il ritmo che ci muove
ci corre nella gola
e ci spezza le parole”
The Kolors – Tu con chi fai l’amore
La voce di Stash nei primi 50 secondi è accompagnata da un tappeto sonoro minimale, in cui avverte la volontà di dare risalto al testo. Dopo una quarantina di secondi inizia un pre ritornello che lancia un inciso ipnotico, ma molto prevedibile, con i soliti echi anni ’80. Dalla seconda strofa si ascolta più distintamente il suono del basso che guida un pezzo che ha tutte le caratteristiche per essere un tormentone, ma che non aggiunge nulla al percorso della band. Pezzo, quindi, interessante (con un testo senza guizzi), ma per i The Kolors è un’occasione mancata per mostrare sul palco un’evoluzione.
Voto 6
“Chi non è libero,
chi non ha il fisico
stasera non mi importa più”
Rocco Hunt – Milla vote ancora
Un pezzo che unisce le radici urban all’orecchiabilità del pop degli anni 2020. Rocco Hunt fa centro con una canzone in cui dimostra di non aver perso la sua impronta rap e la volontà di denunciare quello che non va. La lingua napoletana aggiunge valore a un pezzo con cui l’artista si trova perfettamente a proprio agio anche grazie a una contaminazione sonora dal chiaro sapore mediterraneo, con archi e mandolini che fungono da punti cardine.
Voto 7,5
“L’erba cresce in un campetto abbandonato
colpa dei telefoni non ci hanno più giocato”
Rose Villain – Fuorilegge
Rose Villain non si snatura e propone un brano in cui è riconoscibile quell’impronta che il pubblico ha imparato a conoscere in maniera distinta anche lo scorso anno a Sanremo. Il brano ha una costruzione armonica piuttosto classica, con un ritornello ipnotico che da il via a una seconda fase in cui archi, synth e percussioni creano un mood sonoro davvero interessante. Il bridge mette in risalto la voce di Rose accompagnata solo dal suono dei violini. Il finale con l’aggiunta di un battito di mani sarà uno dei momenti che il pubblico più apprezzerà.
Voto 7+
“Ma forse ho oltrepassato il limite di ore senza te
sento il tuo nome e inizia a piovere fuori e dentro me”
Brunori SAS – L’albero delle noci
Brunori SAS fa il suo esordio al Festival di Sanremo con un brano classico che si apre con un dialogo stretto tra la voce di Dario, la chitarra e il pianoforte. La poesia, l’ironia e le metafore del testo sono il valore aggiunto di una canzone in cui si avverte una sensazione di amore universale. Il ritornello è orecchiabile, di sicuro non così immediato, ma con un tappeto di archi che da un ulteriore valore. Il finale, pur nella sua semplicità, è da brividi.
Voto 7,5
“Vorrei cantarti l’amore, l’amore
il buio che arriva nel giorno che muore”
Vediamo nel dettaglio il resoconto con le pagelle e i nostri commenti sui brani in gara al Festival di Sanremo 2025.
Sanremo 2025, l’ascolto in anteprima e le pagelle dei brani in gara
Francesco Gabbani – Viva la vita
Francesco Gabbani torna in gara al Festival di Sanremo con un brano dalla chiara impostazione blues, che si avverte soprattutto nelle strofe. La produzione è vagamente retrò, ma godibile. Un brano che si può definire come un inno alla vita che esplode in un ritornello coinvolgente. Il cantautore carrarese non si snatura, ma propone un’evoluzione della sua essenza artistica.
Voto 7+
“Viva la vita così com’è
viva la vita questa vita che
è solo un attimo”
Clara – Febbre
Clara torna in gara a Sanremo con un brano che si può definire come una sorta di Diamanti Grezzi 2.0. Il pezzo si sviluppa con un’impronta più urban con riferimenti alla dancefloor. Costruzione un po’ prevedibile, ma interessante. La canzone ha tutte le caratteristiche per essere un tormentone post Festival, ma si poteva osare di più andando in una direzione differente. Interessanti gli incipit alla prima e alla seconda strofa in cui i synth dialogano con gli archi.
Voto 6-
“Ciò che provi è solo febbre
che sale e scende
che mi fa male male”
Willie Peyote – Grazie ma no Grazie
Musicalmente è un chiaro omaggio agli anni ’80 e ’90, con sfumature che ricordano un certo tipo di r’n’b. Testo ironico in cui si avverte la cifra stilistica dell’artista torinese. Interessante la citazione a Domani degli Articolo 31 e divertente l’omaggio ai Jalisse. Il “no o o o o” funzionerà. Willie Peyote non si snatura e sul palco… si divertirà e divertirà.
Voto 7
“Ma che storia triste, avevo aspettative basse
e sai già come finisce visto da dove si parte”
Noemi – Se t’innamori muori
Il brano inizia con la voce di Noemi accompagnata solo dal suono del pianoforte, a cui poi si uniscono gli archi e delle percussioni marcate, ma che non pregiudicano la dolcezza del pezzo. Si avvertono distintamente le peculiarità compositive di Mahmood, Blanco e Michelangelo, che ben si sposano con l’eleganza di Noemi. Un pezzo interessante, che forse a tratti risulta un po’ troppo classico, soprattutto nel finale.
Voto 7-
“Perchè è impossibile scordare quelle notti
con il sorriso e con le borse sotto gli occhi
la sensazione che se t’innamori muori”
Lucio Corsi – Volevo essere un duro
Per il suo esordio sanremese, Lucio Corsi propone un pezzo dalla chiara impronta cantautorale, in cui si avvertono le peculiarità del repertorio dell’artista toscano. Immagini vivide, a tratti oniriche e a volte più reali e concrete. Interessante il ritornello con un bel tappeto sonoro creato dagli archi, che crescerà nell’esibizione all’Ariston. Bella la sezione percussiva nel bridge che da il via a un finale in cui il cantautore ribadisce di essere… semplicemente se stesso.
Voto 7,5
“Vivere la vita è un gioco da ragazzi
me lo diceva mamma e io cadevo giù dagli alberi”
Rkomi – Il ritmo delle cose
Meno urban e più pop in un pezzo in cui l’artista parla di sé stesso e della reazione alla fine di una storia. La cassa dritta è il filo conduttore sonoro in un brano che musicalmente ha un guizzo soltanto nel ritornello e che non ottiene la sufficienza anche per il testo un po’ troppo ripetitivo.
Voto 5,5
“Il ritmo delle cose
il ritmo che ci muove
ci corre nella gola
e ci spezza le parole”
The Kolors – Tu con chi fai l’amore
La voce di Stash nei primi 50 secondi è accompagnata da un tappeto sonoro minimale, in cui avverte la volontà di dare risalto al testo. Dopo una quarantina di secondi inizia un pre ritornello che lancia un inciso ipnotico, ma molto prevedibile, con i soliti echi anni ’80. Dalla seconda strofa si ascolta più distintamente il suono del basso che guida un pezzo che ha tutte le caratteristiche per essere un tormentone, ma che non aggiunge nulla al percorso della band. Pezzo, quindi, interessante (con un testo senza guizzi), ma per i The Kolors è un’occasione mancata per mostrare sul palco un’evoluzione.
Voto 6
“Chi non è libero,
chi non ha il fisico
stasera non mi importa più”
Rocco Hunt – Milla vote ancora
Un pezzo che unisce le radici urban all’orecchiabilità del pop degli anni 2020. Rocco Hunt fa centro con una canzone in cui dimostra di non aver perso la sua impronta rap e la volontà di denunciare quello che non va. La lingua napoletana aggiunge valore a un pezzo con cui l’artista si trova perfettamente a proprio agio anche grazie a una contaminazione sonora dal chiaro sapore mediterraneo, con archi e mandolini che fungono da punti cardine.
Voto 7,5
“L’erba cresce in un campetto abbandonato
colpa dei telefoni non ci hanno più giocato”
Rose Villain – Fuorilegge
Rose Villain non si snatura e propone un brano in cui è riconoscibile quell’impronta che il pubblico ha imparato a conoscere in maniera distinta anche lo scorso anno a Sanremo. Il brano ha una costruzione armonica piuttosto classica, con un ritornello ipnotico che da il via a una seconda fase in cui archi, synth e percussioni creano un mood sonoro davvero interessante. Il bridge mette in risalto la voce di Rose accompagnata solo dal suono dei violini. Il finale con l’aggiunta di un battito di mani sarà uno dei momenti che il pubblico più apprezzerà.
Voto 7+
“Ma forse ho oltrepassato il limite di ore senza te
sento il tuo nome e inizia a piovere fuori e dentro me”
Brunori SAS – L’albero delle noci
Brunori SAS fa il suo esordio al Festival di Sanremo con un brano classico che si apre con un dialogo stretto tra la voce di Dario, la chitarra e il pianoforte. La poesia, l’ironia e le metafore del testo sono il valore aggiunto di una canzone in cui si avverte una sensazione di amore universale. Il ritornello è orecchiabile, di sicuro non così immediato, ma con un tappeto di archi che da un ulteriore valore. Il finale, pur nella sua semplicità, è da brividi.
Voto 7,5
“Vorrei cantarti l’amore, l’amore
il buio che arriva nel giorno che muore”
Serena Brancale – Anema e core
Un pezzo dal forte sapore mediterraneo, in cui la voce di Serena è completamente al servizio di una melodia ballabile e a tratti davvero travolgente e divertente. Un invito a lasciarsi andare supportato da un testo, a tratti surreale, ricco di immagini e ironia. Le parole sono totalmente funzionali al sound del brano che dal vivo potrebbe sorprendere.
Voto 6,5
“Dammi un bacio su un taxi cabrio
un bacio che s’adda da verè, s’adda da verè”
Irama – Lentamente
Il pezzo ricorda in maniera piuttosto chiara il repertorio di Blanco, ma Irama la fa sua portandola in un immaginario reale e sentito. La voce potente dell’artista, un po’ meno prodotta rispetto agli ultimi pezzi pubblicati, si mette al servizio di una canzone d’amore moderna in cui testo e melodia danzano all’unisono. La produzione, a tratti minimale e poi crescente, si sposa alla perfezione con la voce di Irama. Interessante il finale con il suono dell’hammond.
Voto 7+
“E c’è qualcosa che ti agita
smetti di piangere, mi guardi che sei fradicia”
Marcella Bella – Pelle diamante
Marcella Bella torna in gara al Festival di Sanremo con un brano dalla forte impronta dance, che rientra perfettamente nel mood evocato dall’album Etnea, pubblicato poco più di un anno fa. Un testo forte, ma allo stesso tempo divertente e che ben si sposa con la leggerezza evocata dalla produzione. Un brano coraggioso e un inno al self empowerment. Interpretazione impeccabile, nonostante non ci siano guizzi vocali.
Voto 6+
“Forte, tosta, indipendente,
pelle come diamante
non mi fa male niente”
Achille Lauro – Incoscienti giovani
Achille Lauro torna in gara a Sanremo e punta in alto con una bella ballata dall’impostazione classica, sia nel testo che nella produzione. Una storia d’amore ben interpretata e supportata da una produzione semplice, ma molto efficace, d’altri tempi. Gli archi nel crescendo finale sono il principale valore aggiunto, così come il suono del sax, che nell’ultima parte del pezzo da un segnale forte e ci riporta indietro nel tempo, evocando una sensazione nostalgica. Una testo reale e sentito per un brano che sul palco può stupire.
Voto 7,5
“Amore mio veramente
se non mi ami muoio giovane”
Elodie – Dimenticarsi alle 7
Una moderna ballata che si apre con la voce di Elodie supportata da una produzione ipnotica, percussiva. Il ritornello si apre con il suono degli archi in un crescendo che esplode in un tappeto dance che poi prosegue per tutto il brano. Il mood riporta agli anni ’70 e ’80, con una voce al servizio di un brano piacevole e che ha tutte le caratteristiche per funzionare in radio. Il bridge accompagna verso un finale elettronico marcato e ancora più travolgente. L’esibizione dal vivo potrebbe dare un’ulteriore spinta.
Voto 7+
“Dicevi
Stasera
Dove vai amore
Ora che ho bisogno di te”
Tony Effe – Dammi ‘na mano
Per il suo esordio a Sanremo, Tony Effe sceglie il pezzo che nessuno si aspetta. Una canzone pop folk, in cui il suono più moderno è contaminato dagli accordi di un mandolino. Una versione moderna, riveduta e corretta, di uno stornello romano, che sul palco può crescere grazie all’arrangiamento orchestrale.
Una dichiarazione d’amore alla città eterna con echi retrò e citazioni, tra cui spicca… Sinno‘ me moro di Gabriella Ferri, icona della musica romana.
Voto 7
“Damme ‘na mano che c’ho ner core
Solo una donna e ‘na canzone”
Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore
Massimo Ranieri torna in gara al Festival con un pezzo classico, con un testo un po’ retrò e una produzione volta a mettere in risalto le peculiarità vocali dell’artista. Il ritornello mette in evidenza la penna di Tiziano Ferro. Prima della seconda strofa entra un sax che accompagna il pezzo creando un mood ancora più malinconico e nostalgico, evidenziato da un bridge che potrebbe essere adatto a un musical. La chiusura è fin troppo classica.
Voto 6
“La vita intera con il cuore in mare
il mondo l’ha già fatto a pezzi eppure lì rimane”
Sarah Toscano – Amarcord
Per il suo esordio sanremese, Sarah Toscano porta in gara un brano ritmato, con un crescendo che esplode in un mood dance, che ricorda certe produzioni dell’inizio degli anni 2000. Un testo interessante, moderno, ricco di immagini e citazioni. Forse si poteva osare di più, perchè le peculiarità vocali della cantante vincitrice di Amici non sono sfruttate in pieno.
Voto 6
“C’è un vento che mi porterà
mi scioglierà le trecce di una vie en rose”
Fedez – Battito
Un pezzo non semplice da definire e descrivere. Il testo, nonostante si conosce il tema che tratta, ovvero la lotta contro la depressione, risente delle tante influenze urban. Il mood è confuso e da questo punto di vista mette bene in risalto il tema. Il pezzo non decolla mai veramente restando in un limbo strano, che non permette di definirlo al meglio. L’esibizione dal vivo chiarirà, si spera, qualche dubbio.
Voto 5,5
“Battito accelerato
affronto una guerra da disarmato
ho alzato barriere di filo spinato”
Coma_Cose – Cuoricini
I Coma_Cose proseguono nel mood sonoro inaugurato con Malavita e proseguito con Posti Vuoti, ma non convincono. Il pezzo in casa dritta ha tutte le caratteristiche per essere un tormentone, ma non aggiunge niente al mondo Coma_Cose. Dove sono finite quelle melodie nostalgiche e quei testi e quelle interpretazioni coinvolgenti? Il pezzo conferma la nouvelle vague del duo, ma il progetto così risulta snaturato rispetto alle origini. Funzionerà, sicuramente, ma si tratta di un pezzo senza una vera identità.
Voto 5,5
“Pensavi solo ai cuoricini, cuoricini
Stramaledetti cuoricini, cuoricini”
Giorgia- La cura per me
Per il ritorno al Festival a due anni dal mezzo passo falso di Parole Dette Male, Giorgia, con la sua voce e la sua eleganza, incontra la melodia moderna di Blanco e Michelangelo. Il ritornello è piuttosto classico e il supporto di pianoforte e archi creano quella classicità che ben si sposa con la modernità del testo. Forse ci si poteva aspettare un inciso più travolgente, ma va bene così grazie anche a un bridge che apre verso un finale interessante.
Voto 7,5
“Più ti avvicini e più io mi allontano
e i ricordi che se ne vanno piano”
Olly – Balorda nostalgia
Olly torna a Sanremo portando sé stesso e quella semplicità ormai marchio di fabbrica di un repertorio sempre più conosciuto e apprezzato. Il brano si caratterizza per una base in cui chitarra acustica guida un racconto in cui chiunque può riconoscersi. La ballata, dal forte sapore nostalgico, si caratterizza per una voce più che riconoscibile e immagini vivide e che fanno male per quanto reali. Le strofe sono fortissime, il ritornello un po’ troppo prevedibile, ma il risultato è eccellente. Il finale, in cui si fa riferimento al motto ‘Tutta vita’, è un’ulteriore chicca.
Voto 7,5
“Tornare a quando ci bastava
ridere, piangere, fare l’amore.”
Simone Cristicchi – Quando sarai piccola
Non servono troppe parole per descrivere uno dei brani in assoluto migliori di Sanremo 2025. Una poesia in musica sul tempo che passa e su un figlio che vive l’invecchiamento della madre. La melodia e l’arrangiamento sono un contorno per nulla ingombrante a un brano in cui il testo, soave, a volte ironico, è il padrone assoluto. Non vincerà, ma colpirà per la capacità di toccare certe corde del cuore.
Voto 8
“Quando sarai piccola mi insegnerai davvero chi sono,
a capire che tuo figlio è diventato un uomo”
Emis Killa – Demoni
Emis Killa fa il suo esordio a Sanremo con un pezzo in cui narra una storia d’amore, mettendo in risalto la sua contaminata svolta verso il pop, ma in cui mantiene forte il suo legame con l’urban. Produzione energica, interessante; più o meno quello che ci si poteva aspettare da Emiliano.
Voto 6
“Stiamo in giro a fare festa se i demoni in testa non ci fanno dormire”
Joan Thiele – Eco
Il brano si snoda su un mood dal sapore cinematografico, che ricorda le produzioni i Calibro 35 e accenni retrò in cui sono presenti riferimenti già in passato utilizzati dai Delta V. Un mix creativo originale, supportato da un testo interessante e da un’interpretazione impeccabile. Un pezzo che spicca grazie a un sound insolito e per questo ipnotico.
Voto 7
“Qui la paura non ha età
tu fissala forte dentro gli occhi
spara al centro qui la notte non ci fotte”
Modà – Non ti dimentico
Una canzone d’amore ispirata, in cui la voce di Kekko è padrona. Una ballata in cui la forza dei ricordi lotta con la volontà di ritornare a quello che non c’è più; un brano che ricorda le migliori produzioni della band e in cui si riconosce un’impronta vocale e sonora unica. Un pezzo che crescerà nella sua dimensione orchestrale e che rientra nel repertorio Modà, pronti a proporla anche a San Siro.
Voto 7
“Difficile accettarlo
ma non siamo più gli stessi
difficile convivere tra tutti quei ricordi”
Gaia – Chiamo io chiami tu
Il tema dell’insicurezza portato in gara con un mood contaminato e in cui si riconoscono diversi riferimenti sonori, che Gaia ha fatto suoi rivisitandoli e proponendoli a modo suo. Un’idea forte, con
il titolo ripetuto all’infinito che aiuterà a trasformare questo pezzo in un tormentone. Il clap clap sul finale sarà un ulteriore valore aggiunto.
Voto 7
“Per esempio, a me piace la musica
Stare nuda e nessuno che giudica”
Bresh – La tana del granchio
Per il suo esordio sanremese, Bresh propone un brano tutto sommato sottotono, caratterizzato da una chitarra acustica, che mostra fin da subito la volontà di staccarsi da una dimensione urban, per sposare un mood più pop. Per l’artista ligure la metamorfosi è evidente, ma allo stesso tempo non convince.
Voto 5
“Sono una madre che si sgola
una testa che gira ancora
una chitarra che non suona”
Francesca Michielin – Fango in paradiso
Francesca Michielin torna a Sanremo con un pezzo pop, una ballata moderna che si caratterizza per la forte presenza di immagini. Un brano che musicalmente cresce fino a esplodere in un ritornello classico, ma piacevole. In tutto il pezzo si avverte una sensazione di nostalgia, che sul finale diventa consapevole energia.
Voto 7+
“Non c’è più il soffitto
chissà con chi farai un figlio
Se poi cambierai indirizzo
Se c’è fango in paradiso”
Shablo con Guè, Tormento e Joshua – La mia parola
Un vero e proprio esercizio di stile urban in cui Gué, Tormento e Joshua si fanno guidare da una produzione sapiente, travolgente e che farà ballare l’Ariston. Nel pezzo sono riconoscibili sfumature r’n’b e black che ricordano certe sonorità degli anni ’90 e dei primi 2000. Riferimenti che fungono da dichiarazione d’intenti sonora, poi ben interpretata.
Voto 7+
“Quaggiù odi e ami a giudicarmi è Dio
Amo la mia mami, amo sti money e l’hip-hop”