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FESTIVAL DI SANREMO | 11 febbraio 2025, 09:51

75° Festival di Sanremo, le pagelle dopo il primo ascolto dal vivo: Giorgia fa un campionato a parte, Cristicchi e Brunori penne sublimi

All’Ariston la prova generale prima del gran debutto di domani. Delude Marcella Bella, in tanti provano a riproporre ricette già sentite all’insegna della hit facile

75° Festival di Sanremo, le pagelle dopo il primo ascolto dal vivo: Giorgia fa un campionato a parte, Cristicchi e Brunori penne sublimi

Una media generale non entusiasmante, picchi clamorosi verso l’alto e molti tentativi di replicare lo schema della hit facile a tutti i costi.
Le prove prima del gran debutto disegnano un Festival di Sanremo 2025 che si rifugia nelle proprie certezze, rischiando solo in rare occasioni con penne capaci di lasciare il segno.
Giorgia dimostra per l’ennesima volta di fare gara a sé, Simone Cristicchi e Brunori Sas portano a Sanremo il cantautorato nel senso più puro, Achille Lauro diventa grande e si gioca le sue carte per la vittoria.
Fari puntati anche sulle certezze Elodie e Noemi, piena sufficienza anche per Fedez e Olly, quest’ultimo tra i favoritissimi alla vigilia.
Male (ed è un peccato) Marcella Bella, che non riesce a dare giusta forma a un messaggio che meritava qualcosa di meglio.

Le pagelle al primo ascolto dal vivo 
(in ordine di apparizione alle prove, lo stesso che Conti ha garantito per la serata d’esordio)

Gaia “Chiamo io chiami tu”: pezzo che è un inno a dare spazio all’istintività. Brano che andrà molto bene nei locali, con tanto ritmo da renderlo subito ballabile, che ha tutto il sapore del tormentone estivo fatto Sesso e Samba. Voto 5

Francesco Gabbani “Viva la vita”: ballata un po’ gospel che gravita attorno a una positività quasi stucchevole. La risentiremo nei filmini motivazionali e per ribadire che il bene è sempre meglio del male. Voto 5

Rkomi “Il ritmo delle cose”: seguendo il titolo, la canzone parte lenta, per salire vertiginosamente di ritmo nel ritornello. Un bel sound che punta a entrare in testa e che in radio funzionerà bene. Voto 5,5

Noemi “Se ti innamori muori”: un classico festivaliero interpretato con pienezza e pieno di parole. Esprime potenza, accompagna nel suo viaggio senza mai strafare. Voto 6,5

Irama “Lentamente”: letteralmente lenta, la canzone sembra sempre in attesa di un ritornello. Buona per i piantini post rottura in cui tutti possiamo ritrovarci, ma non arriva dritta al cuore. Voto 5

Coma_Cose “Cuoricini”: la ricerca del tormentone è ormai palese, tra l’acido di una cassa tedesca e una leggerezza che sa di Ricchi e Poveri in salsa 2025. Non ce la leveremo più dalla testa. Voto 5,5

Simone Cristicchi “Quando sarai piccola”: se cercate un brano che vi farà piangere lo avete trovato. Simone Cristicchi emoziona, scegliendo le parole e la musica giusta per raccontare l’amarezza di vedere invecchiare i propri genitori. Voto 7,5

Marcella Bella “Pelle diamante”: un apprezzabile inno all’autodeterminazione femminile buttato via con un testo banale e didascalico accompagnato da un balletto che dovrebbe strizzare l’occhio al tormentone social. Voto 4,5

Achille Lauro “Incoscienti giovani”: note dal gusto retrò per un brano che sembra già perfetto per un film ambientato nella Roma di qualunque epoca. La canzone è un concentrato di nostalgia dulcamara riconoscibile da tutti. Voto 7

Giorgia “La cura per me”: non la ricorderemo per originalità di testo o tematiche, ma la tecnica e la struttura che porta sul palco dell’Ariston con orchestra al seguito è qualcosa di sublime. Voto 8

Willie Peyote “Grazie ma no grazie”: Peyote si scosta come tema dal resto dei cantanti in gara. Unico testo “sociale” con un bel ritmo e un testo di sostanza, sicuramente emerge nel parterre di brani di quest’anno. Voto 6,5

Rose Villain “Fuorilegge”: sempre il solito schema, si parte all’insegna della melodia per arrivare a un ritornello con cassa in quattro per far muovere la testa. Il rischio di un brano “collage” è sempre lo stesso dell’anno scorso. Sorprende nel finale e riempie bene il palco. Voto 6

Shablo feat. Gue, Joshua e Tormento “La mia parola”: progetto nato per il Festival che non perde quell’anima black che sa di origini e urban. Non lo vedremo sul podio, ma piacerà a chi deve piacere. Voto 6

Olly “Balorda nostalgia”: se il primo anno si è presentato con una canzone giocosa e fresca, oggi Olly torna con un testo melodico, adattissimo al Festival, con una tonalità più romantica e nostalgica. Voto 6,5

Elodie “Dimenticarsi alle sette”: sonorità dance che rimandano a un fine serata in discoteca. Potrebbe essere un brano da ascoltare in macchina a tarda notte rientrando da ballare, se ancora si fa. Voto 6,5

Massimo Ranieri “Tra le tue mani un cuore”: sapore d’altri tempi sul palco dell’Ariston, niente di nuovo ma fatto con la maestria di chi vive Sanremo come il salotto di casa. Voto 6

Tony Effe “Damme ‘na mano”: ballad romanesca che fa l’occhiolino a Califano con un ritmo contemporaneo. Lontano dal sound cui ci ha abituato Tony Effe. Voto 5,5

Serena Brancale “Anema e core”: calore e sapore latineggiante che sa di poco spontaneo e del tutto lontano dalle sue origini. Brano assemblato a tavolino per intercettare una fetta di pubblico ben definita. Voto 5

Brunori SAS “L’albero delle noci”: fa specie sentire a Sanremo una canzone “vera”, scritta prima ancora che cantata. Quando dietro c’è un pensiero, una storia, una penna, non può che uscire qualcosa di bello nel senso più puro del termine. Può sembrare fuori posto, il posto giusto per lui. Voto 7,5

Modà “Non ti dimentico”: l’anno scorso hanno deciso di raccontare la depressione e le sue conseguenze, oggi i Modà invertono rotta e tornano sul romanticismo portando un pezzo classico da Festival. Nulla di più, nulla di meno. Voto 5,5

Clara “Febbre”: anche qui, stesso schema dell’anno scorso (leggi Rose Villain) tra melodia e arrangiamento simil-dance a dare quell’effetto sorpresa che ormai non c’è più. Il risultato è garantito, meno l’originalità. Voto 6

Fedez “Battito”: un rap che viaggia sull’autotune da sempre tratto distintivo di Fedez. Una canzone intensa dai toni cupi per parlare di depressione, il tutto enfatizzato dall’inquietante suono del battito che accelera. Voto 6,5

Lucio Corsi “Volevo essere un duro”: doppia chitarra per questa ballad divertente e leggera. Lucio Corsi rovescia il concetto di essere un duro con ironia e spensieratezza. Voto 6,5

Bresh “La tana del granchio”: elogio dell’errore, nostalgica ballata intrisa di metafore tutte pronte a fare centro. Suona da grande classico, arriverà a fare centro dopo qualche ascolto. Voto 6

Rocco Hunt “Mille volte ancora”: sonata napoletana in salsa rap. Sulla scia di Geolier, Rocco Hunt riporta il sound campano sul palco del Festival nel tentativo di invitare i giovani a stare lontani dalla violenza. Voto 5

Sarah Toscano “Amarcord”: solito crescendo melodico che finisce in cassa dritta, ormai ricetta classica per chi punta ad arrivare in radio al primo ascolto. Voto 5

Joan Thiele “Eco”: elegante atmosfera pulp-noir con trame vocali che porteranno su di lei anche l’attenzione di chi è poco attento alla scena meno mainstream. Voto 6,5

Francesca Michielin “Fango in paradiso”: una canzone dal retrogusto dolceamaro ma dai toni decisi. Bella voce, bel testo, promossa. Voto 6,5

The Kolors “Tu con chi fai l’amore”: con toni un po’ latineggianti, puntano al nuovo tormentone con un brano che parte subito deciso per farci ballare. Il sound è sempre quello. Copia incolla ormai ogni anno. Voto 5,5

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