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Cronaca | 21 febbraio 2025, 11:07

Pavia, omessa notifica: annullata condanna per violenza sessuale

Fatti risalenti al 2007

Pavia, omessa notifica: annullata condanna per violenza sessuale

Era stato condannato a sei anni perché quando ne aveva 25, su un Intercity Genova-Milano con due amici avrebbe chiuso in uno scompartimento una ragazza e avrebbe compito abusi impedendole di scappare. Era l’ottobre del 2007. Il procedimento che aveva condannato l’uomo – un ceco che oggi ha 43 anni ed è irreperibile – prima a Pavia, poi in appello a Milano secondo quanto riportato oggi da La Stampa, è stato giudicato dai giudici milanesi viziato da “nullità assoluta”.

Il problema, sostiene il quotidiano, è che l’uomo, arrestato per il presunto stupro di gruppo soltanto nel 2022, cinque anni dopo che la sentenza era diventata irrevocabile e 15 anni dopo quel viaggio in treno, non ha mai saputo di essere indagato per quell’episodio (era stato scarcerato quattro mesi dopo appunto per la mancata notifica degli atti) e nemmeno per tutto questo tempo aveva saputo di essere stato processato. Durante il processo di primo grado e quello d’appello era stato dichiarato “libero e contumace”. L’uomo, invece, era a Cagliari, in carcere per scontare un’altra pena. Nulle, quindi, tutte le sentenze, compresa quella diventata irrevocabile.

I giudici, accogliendo il ricorso degli avvocati Alberto Pantosti Bruni e Simone Malfatto, hanno stabilito che “l’omessa notifica” degli atti all’imputato ha determinato “la lesione del diritto a essere informato dei motivi dell’accusa e del diritto di difesa”. “Non ha mai saputo di essere imputato”, sottolinea la Corte, che ricorda come non sia stato possibile nemmeno verificare se l’imputato fosse stato informato di essere tale.

Il 4 ottobre 2022 il Tribunale di Pavia ha dichiarato che “il fascicolo non è stato rivenuto, in quanto andato al macero in seguito a fuoriuscita di liquami nell’archivio”. Diciotto anni dopo il fatto, se si rifarà un processo, ripartirà da zero. “La decisione della Corte d’appello – rimarca l’avvocato Pantosti Bruni – ricorda con forza che il diritto di difesa va riconosciuto a tutti coloro che sono sottoposti a un procedimento penale. A prescindere dalla gravità del reato contestato e da ogni altra considerazione”. L’uomo, nel frattempo, ha fatto perdere le sue tracce.

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