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Cultura-Eventi | 21 febbraio 2025, 12:58

Sanremo 2025 e l’occasione (persa) di aprirsi e parlare ai giovani

La riflessione di Francesca Rosti

Sanremo 2025 e l’occasione (persa) di aprirsi e parlare ai giovani

Si è appena chiusa la 75esima edizione del Festival di Sanremo e i tempi sono dunque maturi per tirarne le somme. Da voci sparse e commenti sui social, pare che quest’anno la consueta settimana “santa” non abbia proprio messo d’accordo tutti.

L’edizione Contiana di quest’anno ha generato pareri diversi e contrastanti. Da un lato è stata apprezzata dagli strati più maturi del pubblico, lodata finalmente per i ritmi serrati e per il tentativo di ridare centralità alla vera protagonista del Festival, la musica. Conti sembra aver magistralmente restituito alla rassegna Sanremese una sobrietà che richiama le edizioni degli albori, dove tutto ruotava attorno ai concorrenti e alle loro canzoni, senza bisogno di delegare l’intrattenimento ad altri elementi di televisione. Bocciata a più riprese dal pubblico meno attempato, la conduzione ingessata di Carlo Conti, apparsa poco spontanea e addirittura forzata, in certi punti.

Il continuo tentativo di bloccare ogni battuta dei suoi co-conduttori – plateale almeno nella terza serata con un personaggio senza freni, come Katia Follesa – ha diffuso una sensazione di clima di censura, che non ha evitato paragoni con l’Amadeus complice dei siparietti comici a cui ci eravamo abituati. Grandi polemiche, poi, sono piovute su quella che è stata giudicata una sorta di patina di democristianità, attestata dall’intervento di Papa Francesco, nella prima serata, e dagli insistenti riferimenti alla genitorialità e alla famiglia, elementi totalmente innocui, per gli spettatori più attempati, per i più giovani, invece, una innecessaria caduta di stile….

Il festival della canzone non è sicuramente nuovo alle critiche, un programma seguito in prima serata da milioni di italiani non ha certo la pretesa di mettere d’accordo tutti, naturalmente. Il Sanremo di quest’anno ha, però, un che di gap generazionale. E’ evidente che per accontentare i nuovi spettatori dalle fasce più basse ci vuol ben altro. Quello che può piacere alla generazione dei nostri genitori, certamente non avrà la stessa celebrazione agli occhi della categoria under 35, fascia che, però, negli ultimi anni ha registrato presenze sempre più cospicue tra gli spettatori (nel 2025 con picchi fino al 90% sul totale dello share). La recente popolarità della rassegna sulla fascia 15-24 è da imputare, secondo i più, soprattutto al Fanta Sanremo – che ricalca il celebre FantaCalcio nato negli anni ‘90 – e alla progressiva diversificazione dei big in gara, che cominciano ad annoverare nomi nuovi.

Questa tendenza rivela, però, un elemento che è passato inosservato: la capacità di Sanremo di riunire insieme davanti al televisore figli e genitori, in un momento storico in cui si fatica enormemente a trovare punti di contatto tra generazioni diverse. E’ un fatto assolutamente da non sottovalutare, che indica quanto il Festival sia un potente mezzo mediatico non solo di intrattenimento, ma anche e soprattutto di diffusione e comunicazione. Basti pensare a quanto si scrive, si posta, si parla e si commenta di quelle cinque serate, per capirne la potenziale efficacia nell’influenzare il discorso pubblico e tra fasce d’età.

Una volta riconosciuta questa eccezionalità, perché non sfruttare sapientemente l’opportunità per incanalare temi di carattere inter-generazionale, o, almeno, dedicare spazio ad ospiti o interventi che possano catturare l’interesse anche delle fasce più giovani? Forse c’è bisogno che la RAI inizi a stare al passo con i tempi, prendendo consapevolezza del suo nuovo pubblico – soprattutto in occasione di eventi come Sanremo – ma il dubbio che l’emittente nazionale non sappia (o non voglia) sfruttare l’occasione di raggiungere le fasce più giovani, si è fatto spazio nella mente di molti.

di Francesca Rosti

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