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Cronaca | 15 marzo 2025, 11:00

Delitto Garlasco, Pm Pavia recupera carte a Milano

Intanto sul Dna di Sempio...

Delitto Garlasco, Pm Pavia recupera carte a Milano

Il procuratore aggiunto di Pavia Stefano Civardi si è presentato ieri in procura generale di Milano dove sono conservati i faldoni del processo sull’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco nell’agosto 2007.

Civardi, che assieme alla pm pavese Valentina De Stefano ha riaperto le indagini a carico di Andrea Sempio, l’amico di Marco Poggi, è stato intercettato nei corridoi in cui si affacciano le stanze dei sostituti pg e dove c’è l’archivio. Con lui c’erano anche i carabinieri ai quali è stata delegata la nuova indagine, la terza. Le due precedenti che avevano acceso un faro su Sempio sono state archiviate.

L’allora pg Laura Barbaini aveva istruito i due processi in appello, il secondo dei quali si è concluso con la condanna di Alberto Stasi a 16 anni di carcere, poi confermati dalla Cassazione.

Sono le impronte di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, trovate sulla tastiera del computer di casa Poggi, a costargli l’indagine per l’omicidio della ventiseienne uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Se da più di una settimana l’amico era in vacanza e lui non frequentava la villetta perché – è la domanda dei carabinieri sostenuta dalla pm di Pavia Valentina De Stefano – il suo Dna sarebbe sotto le unghie della vittima? Dando per scontato che il Dna sia comparabile – come ritiene il consulente Carlo Previderé che ha utilizzato un moderno software tedesco – la risposta la fornisce la scienza e la ricorda, in parte, anche la Procura di Pavia nella prima archiviazione a Sempio di otto anni fa. Chiara Poggi lavora a quel computer e lavarsi le mani non la protegge dal ‘catturare’ nuovamente quel Dna toccando una tastiera che non è né pulita con candeggina, né con altri detergenti capaci di cancellare una molecola che resiste anche alla storia, come dimostra l’archeologia. Di più, frequentando quella casa, Sempio potrebbe aver toccato altri oggetti presenti nella villetta e quindi Chiara, toccandoli a sua volta, avrebbe ‘catturato’ per trasferimento quella traccia genetica.

Se il materiale sotto le unghie di Chiara è stato interamente utilizzato durante il processo al fidanzato Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere, la comparazione – l’accertamento sarà con la formula dell’accertamento irripetibile alla presenza dei consulenti della famiglia della vittima, parte offesa – potrebbe avvenire a partire dalle fascette dei rilievi dattiloscopici (che potrebbero aver conservato la traccia genetica) eseguiti nell’appartamento e sul dispenser portasapone dove – sancisce la Cassazione – si lava l’assassino. Ma c’è un altro problema, davvero difficile da superare. “Le tracce papillari, al pari del Dna, non sono databili.

È impossibile sapere se quella traccia sia stata deposta il giorno del delitto o nei giorni precedenti” ricorda la Procura di Pavia nella prima archiviazione e sul punto gli esperti di genetica convergono. In più, a quasi 18 anni dal delitto, con una sentenza passato in giudicato, come avviene in tutti i casi che per la giustizia hanno un colpevole, non tutti i reperti sono più a disposizione. Alcuni oggetti sono stati restituiti alla famiglia della vittima, altri risultano distrutti come il pigiama che Chiara Poggi indossava quando è stata uccisa. Insomma si preannuncia un’indagine davvero in salita.

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