Ha riscosso grande successo la campagna di screening organizzata dalla Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, in occasione della Giornata Mondiale del Rene 2025.
Oltre 300 persone, infatti, lo scorso 13 marzo si sono sottoposte allo screening che prevedeva un colloquio con gli specialisti, l’esame delle urine e la misurazione della pressione arteriosa.
“I risultati ottenuti sono un chiaro segnale dell’importanza di sensibilizzare la popolazione sulla prevenzione e sulla diagnosi precoce delle malattie renali - commenta Teresa Rampino, direttore della SC Nefrologia e Dialisi – Abilitazione al trapianto del Policlinico San Matteo -. L'analisi dei dati raccolti ha mostrato che il 21% dei partecipanti presentava anomalie nelle urine, come proteinuria, ematuria e glicosuria; sintomi che possono essere indicativi di malattia renale. Inoltre, nel 22% dei casi è emerso, per la prima volta, un riscontro di pressione arteriosa elevata.”
Chi è risultato positivo allo screening è stato indirizzato al medico curante, alcuni sono stati prenotati direttamente e, nei giorni successivi, visitati presso gli ambulatori della Nefrologia del Policlinico San Matteo.
I risultati ottenuti si allineano con quanto riportato dalla letteratura scientifica ed evidenziano come la malattia renale, soprattutto nelle fasi iniziali, possa essere spesso ignorata o diagnosticata tardivamente, proprio a causa della sua asintomaticità.
“La perdita di funzionalità renale può arrivare fino al 60-80% prima che si manifestino i sintomi – prosegue la professoressa Rampino -. Questo rende la malattia difficile da trattare, e spesso la dialisi diventa l’unica opzione disponibile. Negli ultimi 30 anni, i nuovi casi di dialisi sono aumentati del 43%, con un incremento del 41% della mortalità associata alla malattia renale cronica. Si stima che, entro il 2040, la malattia renale cronica diventerà la quinta causa di morte nel mondo.”
Esistono terapie innovative che possono rallentare significativamente il progresso della malattia renale. Tra queste, gli inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2), originariamente sviluppati per il trattamento del diabete, si sono dimostrati efficaci anche nel proteggere i reni e il cuore.
“Combinati con altri farmaci, come gli ACE inibitori e gli antialdosteronici non steroidei, possono migliorare la qualità della vita dei pazienti, riducendo anche il rischio di complicanze cardiovascolari, spesso associate a malattie renali - conclude la professoressa Rampino -. La consapevolezza e la diagnosi precoce sono fondamentali per una gestione efficace delle malattie renali, contribuendo a migliorare la qualità della vita dei pazienti e ridurre la necessità di trattamenti invasivi, come la dialisi o il trapianto. Per questo è essenziale continuare a promuovere iniziative di screening e sensibilizzazione per proteggere la salute renale della popolazione. La prevenzione è la chiave per un futuro più sano”.