«Ma la mafia non è solo al Sud?» «Come possiamo riconoscere le attività della criminalità organizzata?» "«Chi ha combattuto la mafia a Vigevano?» Sono domande semplici, quelle degli studenti delle classi seconde della scuola media Robecchi, ma rivelano una verità profonda: la necessità di educare alla legalità partendo dal territorio, dalle storie che hanno segnato la comunità, dalle ferite ancora aperte ma anche dalle rinascite possibili.
CITTADINANZA ATTIVA In questi giorni, gli alunni della Robecchi hanno vissuto un’esperienza concreta di cittadinanza attiva, visitando un bene confiscato alla mafia a Vigevano: la villa di via Oroboni, un tempo proprietà del clan Valle, oggi diventata sede di Saltinmente e Spazio Neutro, luoghi di aggregazione, cultura e giustizia sociale. Un simbolo di riscatto, una testimonianza tangibile di come lo Stato e la società civile possano restituire alla collettività ciò che era stato sottratto dall’illegalità. Vigevano e la lotta alla criminalità organizzata: una storia da raccontare.
EDUCAZIONE CIVICA L’iniziativa rientra nel progetto di Educazione Civica della scuola, che ha scelto di non limitarsi alla teoria ma di portare i ragazzi a toccare con mano il significato di parole come mafia, confisca, riutilizzo sociale. Spesso si pensa che la criminalità organizzata sia un problema solo del Mezzogiorno, e invece Vigevano ha una sua pagina oscura: quella del clan Valle, coinvolto in traffici illeciti e poi smantellato dalle indagini della magistratura.
LEZIONE COI VOLONTARI Ad accogliere i ragazzi, un volontario di Libera, l’associazione fondata da don Luigi Ciotti che da anni si batte per la memoria delle vittime di mafia e la riconversione dei beni confiscati. Attraverso il suo racconto, gli studenti hanno scoperto non solo la storia del clan, ma anche le storie di chi ha avuto il coraggio di opporsi, come Maria Grazia Trotti, esempio di resistenza civile nel territorio. Da simbolo dell’illegalità a spazio di bellezza e legalità. La visita alla villa è stata un’immersione nella trasformazione possibile: dove prima c’erano loschi affari, oggi ci sono attività educative, laboratori, spazi per le famiglie.
VISITA GUIDATA Gli educatori di Saltinmente e Spazio Neutro hanno guidato i ragazzi tra quelle stanze, mostrando come un luogo un tempo segnato dalla violenza possa rinascere, diventando un presidio di bene comune. «Vedere con i nostri occhi che cosa significa un bene confiscato ci ha fatto capire che la mafia non è un mostro lontano», ha commentato uno studente. «Anche qui, nella nostra città, c’è chi ha combattuto per la giustizia, e oggi possiamo fare la nostra parte».
IN PRIMA LINEA La visita degli studenti ha riportato alla luce figure chiave della resistenza antimafia: Maria Grazia Trotti, imprenditrice vigevanese, fu la prima a denunciare le estorsioni del clan nel 1992, rompendo il muro dell’omertà. Giorgio Pedone, vicequestore di Vigevano, negli anni ’80 identificò l’infiltrazione della ’ndrangheta, ma le sue informative furono inizialmente ignorate. Il suo lavoro pionieristico ispirò le indagini successive.
MEMORIA E FUTURO Quello della Robecchi è un modello didattico che dimostra come la scuola possa essere laboratorio di cittadinanza. Insegnare la legalità non solo sui libri, ma attraverso l’esperienza diretta, il confronto con chi opera sul territorio, la conoscenza delle storie locali. Perché, come ricorda spesso don Ciotti, «la mafia teme più la scuola che la giustizia». E quei ragazzi che oggi camminano tra i corridoi di via Oroboni, domani potranno essere cittadini più consapevoli, capaci di riconoscere le infiltrazioni criminali e di difendere il valore della legalità. Un seme piantato oggi, perché cresca una società più giusta.