Un’ordinanza di custodia cautelare che impone per 12 mesi il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale e uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese. I carabinieri hanno notificato il provvedimento della Procura di Pavia ad Alberto Righini, imprenditore edile di Vigevano, finito nell’inchiesta su presunti casi di corruzione avvenuti nella città ducale.
Righini è indagato per istigazione alla corruzione, al pari di Angelo Ciocca, ex parlamentare della Lega. Secondo l’accusa, i due avrebbero avvicinato una consigliera comunale della maggioranza di centrodestra a Vigevano, chiedendole di partecipare alle “dimissioni di massa” del consiglio per far saltare la giunta guidata dal leghista Andrea Ceffa: in cambio le avrebbero promesso 15mila euro. Con la stessa ipotesi di reato è indagata anche Alice Andrighetti, compagna di Righini. Già prima del provvedimento odierno, Righini aveva deciso di dimettersi da ogni incarico nella sua azienda, per garantire l’attività dell’impresa e il posto ai dipendenti.
L’inchiesta ha anche portato all’arresto di cinque persone, tutte ai domiciliari: Andrea Ceffa, sindaco di Vigevano, la consigliera comunale di maggioranza Roberta Giacometti, Veronica Passarella, ex amministratrice unica di Asm Vigevano e Lomellina spa, il direttore amministrativo della municipalizzata, Alessandro Gabbi, e Matteo Ciceri, amministratore unico di Vigevano distribuzione gas. In particolare Ceffa è accusato di aver cercato di garantire un incarica alla consigliera Giacometti un incarico in Asm, per assicurarsi un sostegno politico dopo la fallita congiura contro la sua giunta.
Il Tribunale del Riesame di Milano ha respinto ieri la richiesta di revoca dei domiciliari per Ceffa presentata dal suo avvocato: il sindaco di Vigevano rimane così agli arresti domiciliari.