Attualità - 05 febbraio 2025, 19:23

Bandana, maieta, culsunit (o fuseaux), sciavatt: Mauro Contini da Robecco è partito col suo trattore, direzione Cielo

Giovedì i funerali del 61enne, divenuto nel tempo simbolo non solo di Robecco, ma di una weltanschauung, una visione del mondo

Bandana, maieta, culsunit (o fuseaux), sciavatt: Mauro Contini da Robecco è partito col suo trattore, direzione Cielo

Doveva fare un cazzo di freddo, quella sera-quasi-notte di gennaio in cui, mentre nevicava (credo fosse giovedì), di ritorno dal Bar Castello di Abbiategrasso, dove (sarà stato il 2008, 2010) avevamo rimirato i fiocchi cadenti concedendoci Gordon (la birra) e credo un buon Cuba Libre, incrociamo un trattore spazzaneve tra Cascinazza e Casterno. Da bambini cresciuti (insomma..), lo spettacolo della neve in vallata non ce la saremmo mai persi. E infatti non ce la perdemmo..

Dunque lo spazzaneve: cabina aperta, e già doveva farci capire qualcosa, due bicipiti che ‘spuntavano’ da uno smanicato arancione, un piumino, una specie di Moncler degli anni d’oro.. “Figa, ma quel lì l’è al Mauro… Mauroooo!”, e giù il finestrino della mia Golf.

Mauro Contini, nevicata in corso, un paio di gradi sotto lo zero, senza fare un plissè, ci salutò con la mano destra e proseguì a spalare e ripulire la sua, la nostra amata vallata.

Fu l’unica volta che vidi, che vedemmo, Mauro Contini con qualche capo di abbigliamento ulteriore alla sua abituale ‘mise’: bandana (specie negli ultimi anni), maglietta della salute, culsunit, che aveva progressivamente sostituito con dei fuseaux, ai piedi sciavatt (o socul).

Fece uno strappo in occasione della sua vittoria, in coppia con l’amica e coscritta Betty Cislaghi, quando partecipò nel settembre 2019 ad una puntata di Cortesie per gli Ospiti, il format di Real Time. In quell’occasione sfoggiò almeno due perle (oltre alle maniche di camicia): spaccò la maniglia della casa dove andò a cenare (gli rimase letteralmente in mano), poi all’arrivo del formaggio in tavola se ne uscì con un epico ‘la buca l’è no straca se la sa no da vaca’.

Era lui, al duecento per cento. Era Mauro Contini, 61 anni, davvero troppo pochi, cazzo davvero pochi; Mauro Contini, che dopo aver combattuto come Leonida e gli spartani contro un male che aveva preso la forma d’una batteria di Caterpillar, che avrebbe steso qualsiasi altro essere umano in un amen, ha ceduto dopo mesi di indomita battaglia.

Mauro Contini ha vissuto un centinaio di vite, su per giù. Gran visir del trattore, superlativo terzista, re dei campi, principe degli anfratti boschivi dell’Est Ticino, appassionato di ju jitsu (vinse anche dei titoli abbastanza importanti), pizzaiolo (anni addietro prese in gestione il locale di via Dante, dove nelle gelide sere invernali s’appoggiava a braccia nude contro la vetrina, improbo per chiunque altro), a un certo punto apre un locale tutto suo in viale Espinasse a Magenta, dove dispensa magnifici brasati con funghi, pulenta e cassoeula, pulenta e ciuire, trippe, arrosti, risotti e tutto l’abc della milanesità a tavola.

Un locale da fuoriclasse, che durò lo spazio di poche settimane.. Una stella che brillò troppo poco, ma dove facemmo in tempo a pranzare un paio di volte sbelicandoci dalle risa:

‘Ue gratacu, vegna chi a fa un articul sul to giurnal un quasi mesdì’ ‘Mauro, al me giurnal l’è dumà on line, osti ta se rista indrè.. tal veda su l’Internet e sul feisbuc’ ‘Ma vada via al cu, a l’è no al me miste..’ ‘Ga mancaria, comunque giuedi a vegni lì, ta ma fe un bel risott cunt i funcc?’ ‘Va ben, ta quati..’

Più vulcanico dell’Etna, si era trasferito a Boffalora, dove prese in gestione una panetteria-gastronomia-tut al rest e anca pusse dove partecipammo all’inaugurazione. Scappando a gambe levate dopo che le bottiglie di Prosecco stappate superarono pericolosamente la dozzina..

‘Mauro a vu via, se no restum chi fin a duman matina’ ‘E sta ghe da fa da mej? Gratacu..‘

I Contini della Bassana, nobiltà di contado robecchese a denominazione d’origine controllata e garantita, più celeberrimi che celebri. Sono sempre stati tutt’uno con la terra, la smisurata forza fisica (suo fratello Francesco lo vidi coi miei occhi sollevare due balle di fieno che avrebbe richiesto un quattro di coppia del canottaggio), manuale di lingua dialettale, quintessenza dell’allure da ‘paisan’.

Mauro Contini and family (and friends), la plastica dimostrazione che la tradizione agricola in Lombardia è il cuore pulsante di una cultura millenaria, in cui nei campi si intrecciano storie di fatica, amore per la terra e dedizione. Ogni seme piantato racconta il ricordo di generazioni che hanno coltivato il suolo con passione, forgiando l’identità di intere comunità attraverso un mestiere antico, custode di saperi antichi. La cura del terreno diventa così un’arte, e le tecniche tradizionali, affinemente perfezionate, testimoniano un legame profondo con la natura: la terra lombarda si trasforma in un libro aperto, narratore di epoche ormai lontane.

Ogni zolla scavata è un omaggio al passato e una promessa per il futuro, e la coltivazione, fatta di sudore e dedizione, diventa un rituale che celebra il ciclo della vita. I campi che si configurano come un teatro di riti quotidiani che uniscono comunità e tradizione, in una danza antica e preziosa che vede la semina, la cura e il raccolto come tappe fondamentali. Per secoli, il lavoro agricolo è stato la spina dorsale dell’economia locale, in cui ogni stagione porta nuove sfide e la gioia del frutto del proprio impegno.

Ogni raccolto si configura come il trionfo della collaborazione tra uomo e natura, mentre la terra lombarda, fertile e generosa, continua a essere fonte di vita e sostentamento. Il rispetto per il lavoro nei campi equivale a quello per la memoria di chi ha tracciato la via, e il mestiere agricolo, pur evolvendosi nel tempo, conserva il suo spirito antico.

Le tradizioni agricole restano un patrimonio inestimabile da custodire e valorizzare, e la memoria di chi ha lavorato la terra si riflette ancora oggi nei campi, parlando a chi sa ascoltare. Onorare il passato e il lavoro nei campi, affinché il loro valore non svanisca nel tempo. Di questo antico rito laico, e anche un po’ pagano ancorché intriso di religiosità popolare, Mauro Contini è stato un gran sacerdote.

Ti ricordo quando ad aprile del 2024, mentre combattevo tra la vita e la morte in Rianimazione a Magenta, mi mandasti un messaggio vocale.. vietato ai minori. Ma siccome ero intubato lo ascoltò mia sorella. Ta disi no che facia la fai…

Di tutto il profluvio di cazzate che si dicono in morte di persone come te, Mauro, vale solo il Ti sia lieve la terra, materia di cui eri impastato. Nell’arco di un anno e mezzo quella Volontà che tutto vede, tutto domina, tutto sovrasta, e tutto ammutolisce mentre noi, poveri mortali, vediamo senza comprendere, ha portato via a e da Robecco il Gigi Dameno, il Massimo Rondena e ti, al Mauro Contini (l’articolo si antepone al nome di battesimo, chi da num).

Tutti attorno ai 60, tutti ancora giovani, tutti immersi da sempre nell’esprit più profondo e autentico di Robecco.

Quello spirito non muore né morirà mai, te lo possiamo promettere serenamente. Non vi dimenticheremo, né ora né un giorno lontano. >Gigi Dameno con giubbotto giallo catarifrangente, Massimo Rondena coll’immancabile motosega, tu col trattore; da oggi c’è un piano neve coi controcazzi, lassù.

A noi tocca rimanere quaggiù. Ma non dimentichiamo, neppure un giorno.

«Vedi, ora essi svaniscono, i volti e i luoghi / che amai, divengono nuovi / trasfigurati in un altro disegno»

Addio Mauro. Il tuo affezionato gratacu.

I funerali di Mauro Contini si terranno giovedì 6 febbraio, alle 10.30, nella chiesa parrocchiale di san Giovanni Battista, in piasa a Rubec.

Fino ad allora, Mauro riposerà nella Casa Funeraria dell’Anna e del Pietro, in stra’ San Giuann. In sua memoria saranno raccolte offerte a sostegno dell’eccezionale lavoro che ogni giorno viene compiuto all’Hospice di Abbiategrasso.

Fabrizio Provera - TicinoNotizie

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