Cultura-Eventi - 24 febbraio 2025, 10:38

Vigevano: l’invenzione del promontorio, Un ponte e due castelli: da Filarete a Ludovico il Moro

Venerdì 28 febbraio alle 21

Vigevano: l’invenzione del promontorio, Un ponte e due castelli: da Filarete a Ludovico il Moro

Come Vigevano è stata trasformata. S’intitola “L’invenzione del promontorio” l’ultima conferenza a ingresso libero correlata alla mostra “Vigevano 1494 – Ludovico il Moro e la città che sale”. Venerdì 28 febbraio alle 21 all’auditorium San Dionigi l’architetto vigevanese Sandro Rossi, anche curatore dell’esposizione stessa, partirà dai rilievi effettuati negli studi sul castello di Vigevano, vero co-protagonista di tutto il fil rouge di eventi.

“I rilievi ricostruttivi – spiega Rossi, appartenente all’Ordine degli architetti della provincia di Pavia –che vengono esposti e il modello ligneo si basano sulla conoscenza dei luoghi rinnovata alla luce di ritrovamenti effettuati nel corso di recenti interventi di conservazione e su rilievi storici in parte da tempo noti o recentemente riscoperti (come nel caso del rilievo settecentesco del castello). Malgrado si tratti di un materiale, quest’ultimo, spesso impreciso, a volte contraddittorio e bisognoso di ulteriori interpretazioni e verifiche, le restituzioni esposte rivelano aspetti inediti della città e dei suoi monumenti inediti relativamente alla loro architettura e al loro senso complessivo. Con gli interventi di fine Quattrocento in città e in castello si realizzò, per un breve momento, una corrispondenza fra vita e forme che è oltre le ragioni particolari che produssero quelle forme”.

Sicuramente nel 1494 si portò a compimento un programma da tempo avviato, e quasi subito smentito da programmi occasionali e frammentari che produssero l’assetto attuale dei luoghi. Dopo allora unicamente il rinnovamento tardo seicentesco della piazza perseguì un programma ancora coerente. Ma quel completamento era teso a escludere programmaticamente dalla costruzione urbana la sua parte più rappresentativa e rilevante, il castello che versava allora in uno stato di abbandono. Al contrario, con il completamento degli interventi voluti da Ludovico il Moro si operò una trasformazione complessiva della città e dell’architettura viscontea. Si trattò anche di una verifica e di un approfondimento di quello stesso programma che Filarete, pochi anni prima, aveva descritto nel suo progetto di “Un ponte e due castelli”. In quel progetto, pensato per un luogo ideale e imprecisato, per Sforzinda, anche il vecchio castello vigevanese, indirettamente, veniva “spiegato” nelle sue forme per farsi carico di diverse e più generali ragioni.

“Il luogo di Filarete – prosegue l’architetto – era un duplice promontorio naturale segnato dalla presenza di un fiume. I castelli vi erano descritti come opere di arginamento di due alture e il ponte, nei modi di un acquedotto romano, appariva destinato al superamento dell’avvallamento che le separava. I restanti manufatti, la rocca del Signore, le torri, si fondavano su quei manufatti tecnici (il ponte, gli argini) e costituivano sfida enfatica dell’architettura alle condizioni naturali del paesaggio. Anche a Vigevano il tema delle trasformazioni completate a fine Quattrocento divenne in primo luogo la costruzione di un argine. E si tratta di quello stesso argine naturale che coinvolge tutta la campagna coltivata separando le zone pianeggianti dalle zone basse, irrigue e boschive del Ticino e sui cui limiti si dispongono gli insediamenti.

Dentro alla città questo argine è promontorio costruito, origine della città e leitmotiv delle trasformazioni completate nei programmi di Ludovico il Moro. L’insediamento medioevale e, successivamente, il grande ponte trecentesco (la strada coperta) avevano costituito l’avvio di quella costruzione, della scoperta e della reinvenzione del promontorio. A fine Quattrocento, dopo il completamento degli edifici che delimitavano l’altura (dentro e fuori il castello: le scuderie affacciate alla grande corte e le case che lo occultavano all’interno di un isolato urbano), dopo gli ampliamenti del Maschio realizzati direttamente sopra il dirupo, quell’argine, quella condizione al tempo stesso naturale e artificiale del luogo, doveva essere riportato alla luce”.

Così la torre che doveva segnare l’ingresso al castello e, come un faro - come la torre Austra - essere visibile da lungi, trova in quell’argine la sua base: la grande scala e la rampa inclinata inquadrate dall’arco trionfale  a tre fornici, non erano altro che i mezzi per rendere monumentale questo legame. Così il giardino pensile non era altro che una modalità per ricostruire l’argine e il dirupo ampliandolo, laddove gli ampliamenti del Maschio di metà Quattrocento l’avevano occultato. Così soprattutto la piazza, sottomessa, veniva  addossata a quello stesso argine per dilatare il senso dell’altura all’interno della città. Quell’esperienza, conclusa in breve tempo e da subito divenuta desueta, sicuramente poté costituire insegnamento e venne ripresa altrove pur attraverso legami e rapporti non verificabili storicamente: ma l’architettura e la città si sono costruite per molto tempo attraverso processi di positiva imitazione, di apprendimento e di verifiche condotte su ciò che è esistente e sperimentato, tramite trasferimenti e adeguamenti successivi, per potersi costituire in tradizione: basti pensare anche semplicemente alle architetture padane di insediamenti posti lungo l’argine del Po, tra Parma e Mantova, ad esempio. Rispetto a tutto questo le ricostruzioni esposte, nel documentare un tempo trascorso per la città, nel rivelare, nel confronto, l’incompiutezza propria dell’attuale stato di fatto, descrivono un modo di essere e un senso per la città diversi, inediti. Descrivono una città presente e vicina ma nascosta (letteralmente: dalle aggiunte, dagli interramenti), sorprendente ma analoga anche alla Vigevano che conosciamo, lontana forse nel tempo, ma ancora adeguata.

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Vigevano 1494 – Ludovico il Moro e la città che sale” sarà visitabile fino al 9 marzo 2025 nella Seconda scuderia del castello Sforzesco di Vigevano. Espone riproduzioni di documenti d’archivio, fotografie, cartografia antica, rilievi, molti dei quali eseguiti per l’occasione, modelli lignei, anch’essi prodotti per l’esposizione tra cui quello, imponente e bellissimo, che riproduce il castello com’era 530 anni fa. Neanche l’intento cambia: illustrare con dovizia di mezzi, il periodo fondativo della Vigevano moderna, per renderne sempre più consapevoli i cittadini e corroborarne l’identità culturale.

Ingresso gratuito da martedì a domenica, oltre che nei giorni festivi, dalle 14 alle 18 e in altri orari su prenotazione. Chiusura lunedì.

Per informazioni: Infopoint Castello, tel. 0381 691636, infopointcastello@comune.vigevano.pv.it

comunicato stampa

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